Davide Fabbri, presidente di Keep On Live e responsabile del Diagonal Loft Club di Forlì, nell’intervista racconta della crisi che tocca la scena della musica ma in particolare dei locali che gestiscono i live. 

Keep on Live: la musica che non si vuole fermare 

Keep On Live è l’associazione che rappresenta, promuove i Live Club italiani creando reti di valore tra gli operatori della musica dal vivo originale, per generare una crescita collettiva e nuove opportunità per i professionisti del settore, avvicinando il pubblico degli eventi. «Siamo attorno ai 300 come censiti, attualmente in attività siamo in centinaio e qualcosa di più, ma ovviamente non sono questi gli anni per fare un censimento dei Live Club per la situazione che conosciamo» ci spiega Davide Fabbri «Ma questa associazione si occupa di di tenerle insieme, di portare avanti le tante che rappresentano il centro delle faccende di questi locali». 

Keep On live è un rete estesa su tutto il territorio che unisce i club di ogni città e chiunque sia disponibile e voglia condividere il proprio spazio per dare vita ai concerti nonché gli stessi live. Il suo lavoro si basa anche su un’importante organizzazione tra i locali, gli artisti, associazioni culturali e il pubblico stesso, al fine di offrire il miglior servizio d’intrattenimento.

 «C’è un pò un clima complesso, nel senso che si pensava che dopo due stagioni di chiusura o comunque di limitazioni, avessimo girato la boa purtroppo non è così.  L’esperienza di tornare sul palco, come abbiamo visto quest’estate quando abbiamo riprovato a mettere in piedi una programmazione che poi è terminata a dicembre, ha un che di strano non ha più quegli automatismi belli e immediati che aveva  prima. Oggi fare musica dal vivo ha altri significati, ha altre necessità, ha altri costi, riflette molto l’umore di quello che c’è sia da un punto di vista artistico che dal punto di vista organizzativo e anche il pubblico» ci racconta Davide Fabbri. Questa crisi come si vede colpisce tutti, non esime nessuno dal danno collaterale dovuto alla pandemia. «L’idea di assembrarsi in uno spazio definito per assistere a uno spettacolo, è un’idea che adesso non è più così sana e salutare come lo era, almeno per quello che viene raccontato,» -spiega Davide Fabbri, perchè con il tempo il mondo dell’intrattenimento si è trasformato in un territorio dannoso per tutti- «è un fase in cui vale la pena farsi qualche domanda in più e cercare di impostare della condizioni migliori per quando la musica tornerà ad essere quella che conoscevamo».

Sempre Keep On Live, insieme a Assomusica e Arci, a novembre scrissero una lettera al Governo, dopo il decreto festività, a causa delle restrizioni chiedendo al Governo interventi immediati in termini di tutele e ristori, che tengano conto delle caratteristiche e della pluralità di soggetti coinvolti, profit e non profit, per tentare di mantenere vivo quel poco che è rimasto di una delle categorie nuovamente più penalizzate dell’intera pandemia. È una lettera di « di attenzione, dove si sfrutta questo momento, in cui c’è poco da fare ma forse è un buon momento per pensare. Si fa presente che questo settore quando c’è da raccontare che l’Italia è un paese culla di grandi patrimoni artistici sia museali che performanti. Siamo tutti d’accordo, però quando invece occorre fare presente la situazione pratica, dove è costretto a lavorare chi si occupa di spettacoli dal vivo, le cose sono un po più sfumate».

Gli ostacoli che sta attraversando Keep On Live insieme ad altre associazioni musicali e culturali, tocca nel profondo chiunque lavori in questo settore, in cui spesso non è tutelato. Si spera che questa fase passi senza ritorno.

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