Tutto accade per una ragione, ma ciò che accade senza sapere davvero perché è ciò che ci dà più soddisfazione. Sicuramente questa sarà la filosofia di vita di Allan Sharp, leader dei SKBS, un progetto nato da una bucket list di un “rocker inglese attempato” (parole sue) e che l’ha portato a fondare una band, a ritrovarsi con amici di lunga data e ad ottenere un buon seguito, anche internazionale. Ce ne ha parlato in un’intervista, andata in onda ieri pomeriggio durante il programma Suoni dal Mondo.

I SKBS si raccontano: intervista ad Allan Sharp

Allan, sei partito da una lista di desideri e sei arrivato a formare una band con cui hai un tour in programma e un secondo album in arrivo. Come ci sei finito qui? E avresti mai pensato che fosse possibile?

Non avrei mai pensato che fosse possibile. Tutto è partito dal mio desiderio di pubblicare un album prima di diventare troppo vecchio: circa vent’anni fa ero parte di una band, ma ci siamo separati in vero stile Rock n Roll, litigando di brutto e non parlandoci più da quel momento. Finché un giorno, per puro caso, non mi sono imbattuto nel chitarrista in un tennis club. Ci siamo ritrovati, e quello è stato il primo pezzo del puzzle. Da lì ho conosciuto Leon Cave, ex batterista degli status Quo, e la vocalist Sara Davey, che ha reso possibile l’avvio del progetto. Credo che la parte migliore sia che tutti noi abbiamo già avuto carriere di buon livello, quindi abbiamo tutti approcciato il progetto con l’intento primario di divertirci!

Parliamo di Dusk in the Light: è un pezzo che ha un’anima molto rock. Da cosa viene questa scelta, e di cosa parla il pezzo?

La sua natura post-rock è dovuta alle mie influenze musicali: il periodo della mia adolescenza è coinciso con il periodo d’oro di artisti e band come Iron Maiden, Sex Pistol, ACDC. Sono sempre stato ispirato dal rock melodico!

La canzone, invece, è in realtà nata un sabato mattina: mentre mi vestivo ho notato un raggio di luce entrare dalla finestra, sul quale rifletteva la polvere in aria, così sono andato da mia moglie e le ho detto “Guarda questa polvere nella luce”. Lei inizialmente pensava le stessi dicendo che non fosse capace di pulire! In realtà le stavo facendo notare che secondo me, in quel raggio di luce, c’era l’idea per una canzone. Così mi sono messo in studio e ho cominciato a lavorare sulla linea del basso e della chitarra, e da lì è nato il pezzo. Il testo parla della sensazione di impotenza che a volte tutti noi sentiamo di fronte a tutto ciò che succede nel mondo. Siamo in balia del movimento costante, un po’ come la polvere che danza nella luce.

Ora vi aspetta il vostro primo tour, in giro per il Regno Unito. C’è la possibilità di vedervi in Italia?

Ci piacerebbe tantissimo! Negli ultimi mesi siamo riusciti a crearci un discreto seguito anche all’estero: Olanda, Italia, Brasile, Canada… Tra l’altro io sono stato a Bologna qualche anno fa! E’ una città veramente bellissima, la gente è molto accogliente, e durante il mio viaggio ho avuto la fortuna di incontrare Gigi Buffon!

Ovviamente, per il momento il tour è limitato solo al Regno Unito, ma ci piacerebbe entrare in contatto con promoter di altri paesi, in modo da poter portare la nostra musica in più posti possibili. Per noi l’aspetto economico è secondario, il nostro vero obiettivo è passare una bella serata insieme ai nostri fan e cantare le nostre canzoni!

Dusk In The Light è disponibile su tutte le piattaforme di streaming.