La soddisfazione di avere vissuto una giornata di lotta assieme a tanta gente che non vuol chinare la testa e vuole una Bologna diversa.

Una manifestazione così riuscita e partecipata non capita spesso di vederla ormai da diversi anni.

Evidentemente le buone pratiche politiche e sociali di Làbas, il brutto agosto fatto di sgomberi polizieschi vissuto in città, una Bologna sempre più lontana dalla realtà di tanti suoi cittadini, hanno contribuito a questa voglia di stare insieme che ha contagiato migliaia di manifestanti anche molto diversi tra loro; dai frequentatori dei centri sociali, ad artisti ed intellettuali, dai militanti dei partiti della sinistra ad esponenti sindacali, da giovani ventenni ad attempati compagni “di sempre”. Una strana e nuova alleanza per un legame da troppo tempo spezzato. Naturalmente come una rondine non fa primavera, anche un corteo non può garantire che l’unità sia duratura, ma è ancora una piantina fragile che va curata con grande attenzione, attenti a non deludere per l’ennesima volta le speranze di tutti coloro che vogliono ribellarsi a questa fabbrica della paura nazionale prodotta dalla macchina dell’informazione e della politica. 

Da un camion una ragazza diceva con voce concitata che invece di un paese fatto di sospetti ed odio voleva vivere in un mondo pieno di solidarietà ed amore. Ma l’amore quello vero: non quello di chi vuole prenderti un euro ricattandoti con qualche sofferenza di bambino schiaffata in tv o delle dichiarazioni di ministri e presidenti in visita a qualche ospedale.  L’amore invece di chi si scopre tutti diversi ma altrettanto uguali, con ognuno un’identico sentimento e scopo: non campare in un ‘angolo di paura, non tirare alla mera sopravvivenza accontentandosi di sfangarla e sperando che non capiti a te, ma volere vivere una vita piena nei rapporti con gli altri, con un lavoro degno di questo nome, nell’amicizia con chi è diverso da te, sapendo che la sua sofferenza è la tua infelicità.

Dopo questa manifestazione l’intera città deve fare i conti con un pezzo di cittadinanza che chiede spazi ed agibilità politica, a partire da una nuova sede per Làbas dove i compagni possano riprendere l’ottimo lavoro fatto.

Per chi vuole anche affrontare il micidiale terreno della rappresentanza politica a sinistra in un quadro più generale segnaliamo l’appuntamento di martedi 12, alle 18,30  in Piazza s.Francesco ed alle 21.15 alla casa del popolo 20 Pietre: il dibattito “Per una sinistra che non c’è ancora” (vedi cartolina sottostante): forse la manifestazione di sabato potrà dare qualche suggerimento.

N:B: Davvero bravi Francesca Clementoni e Alessandro Canella per l’ottimo lavoro giornalistico fatto nella diretta dal corteo. Su facebook della radio le foto della manifestazione.