«Il Comune ha dato un’ottima risposta a una sollecitazione che viene dal basso. Attendiamo ora risposta dagli organizzatori dell’evento». Roberto Terra, vicepresidente dei Hic Sunt Leones, polisportiva bolognese che fa dello sport uno strumento di inclusione e integrazione sociale, accoglie con positività la proposta mossa da Roberta Li Calzi, assessora allo sport, di escludere il team Israel Premier Tech dalla prossima edizione del Giro dell’Emilia.
La competizione ciclistica, in partenza sabato 4 ottobre, è stata al centro del dibattito politico dopo che molte realtà sociali (tra cui, appunto, Hic Sunt Leones) hanno lamentato la presenza di un team con evidenti legami politico-economici con Israele. Soprattutto dopo le proteste di lunedì, e le pressioni mosse dai centri sociali, sindacati e folti gruppi di cittadini, Bologna vuole andare fino in fondo con la sua azione di boicottaggio ad Israele a fronte del genocidio in Palestina.
Giro dell’Emilia, «Israel Premier Tech esempio di sportswashing»
«Non siamo contro alla partecipazione della squadra in quanto israeliana – specifica il vicepresidente – ma perché è uno strumento di indirizzo politico costruito ad hoc, dichiaratamente sionista e sostenitrice del governo Netanyahu. Basti pensare che il proprietario di Israel Premier Tech è stato uno dei suggeritori di Donald Trump per l’attacco all’Iran a giugno scorso».
A chi, invece, sostiene che lo sport debba rimanere neutrale ed estraneo a questioni simili, Terra risponde che «lo sport non è mai neutrale: è dentro la nostra società, la nostra cultura, ed è sempre legato a delle scelte. L’esistenza stessa di Israel Premier Tech è una scelta politica orientata allo sportswashing nel ciclismo, e quindi è legittimo boicottarne la partecipazione».
L’esempio del Giro dell’Emilia è solo l’ultimo in una lunga lista di contestazioni popolari in merito alla partecipazione di Israele in competizioni sportive, rimasta ininterrotta nonostante il genocidio in atto.
Se si andasse in fondo con l’esclusione della squadra, Terra sostiene che «gesti simili dimostrerebbero che lo sport e di conseguenza la società possono prendere posizione di fronte a qualcosa di fronte alla quale per tanto tempo ci siamo sentiti inermi. Ciò acquista più valore quando abbiamo il governo Meloni che tutto fa tranne metter bocca su quello che sta accadendo a Gaza».
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