Dopo averla abolita nel 2008, la Croazia ha reintrodotto la leva obbligatoria maschile a partire dal primo gennaio 2026. È solo l’ultimo caso europeo di una sbornia che sta portando il continente non solo verso il riarmo, ma verso l’arruolamento obbligatorio dei giovani alla guerra.
A fare il punto della situazione è il Movimento Nonviolento, che mette in fila le decisioni in questa direzione degli Stati del Vecchio Continente. La decisione della Croazia, in particolare, segue quelle già prese in Norvegia e Svezia. La Francia sta spingendo per allargare il reclutamento per il servizio militare volontario, come sta avvenendo anche nei Paesi Bassi. La Germania ha approvato una legge che facilita il reclutamento, per ora volontario, nelle file dell’esercito, e leva obbligatoria se non bastassero i volontari.

Il ritorno della leva obbligatoria in Europa e la campagna per l’obiezione preventiva di coscienza

«Questi provvedimenti sono accompagnati da incentivi o di carattere economico o con agevolazioni per punteggi universitari, patenti e cose di questo tipo – sottolinea ai nostri microfoni Mao Valpiana del Movimento Nonviolento – In Italia già si parla di attivare una forza di riserva, per arrivare ad un modello autonomo di difesa militare europea che considera la possibilità generalizzata di un servizio militare per donne e uomini come obiettivo di adeguamento numerico delle forze armate».
L’orientamento sembra mutuare elementi dal modello israeliano, dove la leva obbligatoria riguarda sia maschi che femmine, rispettivamente per tre e due anni. «Però sappiamo che in Israele sono in crescita i casi di obiezione di coscienza o renitenza – sottolinea l’attivista – sia l’obiezione totale che quella selettiva, in cui i giovani svolgono il servizio militare, ma si rifiutano di partecipare ad operazioni a Gaza».

Tornando all’Italia, la “chiamata alle armi” per ora agisce sul fronte per così dire culturale, coi militari già dentro alle scuole e alle università e un mondo mediatico che spinge, al pari di quello politico, verso guerra e difesa armata.
Proprio per contrastare questa tendenza, il Movimento Nonviolento ormai due anni fa ha lanciato una campagna predisponendo un documento di “obiezione preventiva di coscienza”. E oggi fornisce i dati: sono 7471 le dichiarazioni di obiezione preventiva di coscienza raccolte dal primo marzo 2022 al 18 maggio 2025.
«Queste dichiarazioni sono già state consegnate sia alla presidente della Repubblica che alla presidenza del Consiglio dei ministri – sottolinea Valpiana – con la richiesta di iscrivere fin da ora i giovani che hanno firmato quelle dichiarazioni all’Albo degli obiettori, dove sono elencati tutti gli uomini e tutte le donne che obiettano alla guerra e alla sua preparazione e che non potranno essere arruolati per servizi militari e armati».

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