Una Naspi in deroga senza le dimissioni dal lavoro, un miglior recepimento della direttiva europea sulla conciliazione tra tempi di vita e di lavoro e misure territoriali ad hoc. Sono questi i tre pilastri della proposta di legge di contrasto alle dimissioni volontarie dal lavoro dei neogenitori che ha cominciato oggi il proprio iter nell’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna.
Le dimissioni volontarie dal lavoro a causa della paternità, ma soprattutto della maternità, sono un fenomeno che nel 2023 ha riguardato 63mila persone.
Cosa prevede la proposta di legge regionale contro le dimissioni volontarie dei neogenitori
«C’è un profilo ben preciso di chi sono le persone che rassegnano dimissioni volontarie dal lavoro a causa della nascita di un figlio – osserva ai nostri microfoni Simona Lembi, prima firmataria della proposta di legge regionale – Il 70% sono mamme al primo figlio, tra i 22 e i 46 anni, nel nord Italia e prevalentemente nel settore terziario».
Lo scopo della proposta di legge è quello, appunto, di contrastare questo fenomeno affinché venga salvaguardata soprattutto l’occupazione femminile, che in Italia, sottolinea Lembi, «viene considerata ancora accessoria», mentre gli studi dimostrano che produce ricchezza e punti di pil.
Di qui la strutturazione della legge, che al primo punto conta di sanare un paradosso. Oggi, infatti, la Naspi, cioè il sussidio di disoccupazione, investe risorse pubbliche «per accompagnare le persone fuori dal mercato del lavoro», sottolinea la consigliera regionale.
È per questo che, invece, viene proposta una Naspi in deroga che possa essere erogata per mantenere le persone ancora all’interno del mercato del lavoro, cioè senza che presentino le proprie dimissioni volontarie.
Il secondo punto riguarda un miglior recepimento della direttiva europea sulla conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro. Il gender gap che penalizza le donne da un lato e le difficoltà ad incastrare il lavoro di cura nei confronti dei figli e i tempi di lavoro, infatti, è alla base della scelta di lasciare la propria occupazione. Con una migliore concertazione con le istituzioni e le imprese, invece, si potrebbe agevolare la vita dei neogenitori e impedire che escano dal mercato del lavoro.
Il terzo punto, infine, riguarda misure territoriali che possono essere messe in campo tenendo conto del contesto e delle forze sociali e produttive presenti.
La proposta di legge contro le dimissioni volontarie del lavoro ha cominciato oggi il proprio iter in commissione in Regione e successivamente arriverà in aula dove dovrà essere votata.
Tuttavia Lembi immagina che dall’Emilia-Romagna possa arrivare un contributo anche a livello nazionale, prerogativa prevista anche dalla Costituzione.
«Questa è la terra che ha realizzato gli asili comunali prima che fossero normati a livello nazionale – ricorda la consigliera – è la terra dei centri antiviolenza prima che ci fosse una legge e un finanziamento nazionale». Da qui, dunque, potrebbero arrivare spunti anche per un provvedimento che contrasti il fenomeno delle dimissioni volontarie per i neogenitori anche a livello italiano.
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