Si intitola “Quelli di via San Carlo. Democrazia Proletaria a Bologna negli anni ’80” (Edizioni Punto Rosso) il libro corale che verrà presentato alle 16.00 di sabato 8 novembre, nella Sala Falcone-Borsellino di via Battindarno 123.
«Non vuole essere un libro di “amarcord”, non vuole essere un libro sul passato, ma vuole essere un libro sul presente e sul futuro», mette in guardia Fabrizio Billi, uno dei curatori. L’esperienza politica di Democrazia Proletaria a Bologna negli anni ’80, infatti, ha anticipato alcuni dei temi che la città (ma non solo) sta affrontando e discutendo oggi.

Il libro su Democrazia Proletaria a Bologna, che anticipò tanti temi attuali

In via San Carlo a Bologna c’era uno spazio dell’ex Iacp, ora Acer, l’azienda delle case popolari. Lì, in affitto, aveva la sua sede bolognese Democrazia Proletaria, partito di sinistra radicale nato nel 1975 come coalizione elettorale e scioltosi nel 1991. Tra i nomi più celebri a livello nazionale, nel partito militarono Peppino Impastato, Mario Capanna e Giovanni Russo Spena.
«Oggi, in quello spazio di via San Carlo – osserva Billi – hanno sede i Cobas e ci fa piacere che continui a vivere con un’esperienza politica e sindacale che nacque negli stessi anni di Democrazia Proletaria».

Nel libro, nato su impulso di Gianni Paoletti e di ex militanti del partito, si ricostruiscono tante battaglie e tanti temi che sono ancora di estrema attualità a Bologna, dal diritto alla casa al trasporto pubblico e ai suoi costi.
«Una battaglia vinta fu quella dell’autorecupero degli alloggi pubblici sfitti – spiega il curatore – Venne proposto di assegnarli ai giovani che, a proprie spese, li avrebbero ristrutturati e avrebbero potuto viverci con un canone di affitto molto basso». Le stesse idee di autorecupero vengono proposte oggi dai movimenti per la casa e stanno per trovare spazio in una legge regionale.

A livello nazionale, invece, Democrazia Proletaria diede un grande contributo per il referendum contro il nucleare, raccogliendo da sola due terzi delle firme necessarie per poter indire la consultazione. È grazie a quella battaglia che, ancora oggi, in Italia non vengono realizzate centrali nucleari.
Piccole e grandi battaglie, quindi, che nel libro vengono affrontate a livello tematico da contributi scritti da una quindicina di ex militanti bolognesi. E che possono offrire uno spunto alla politica contemporanea.

Democrazia Proletaria si sviluppò in quella che viene considerata l’epoca del riflusso, delle sconfitte del movimento operaio e del ’68, di Ronald Reagan e di Margaret Tharcher, della disillusione e della disaffezione alla politica. Come mai proprio in quel periodo?
«I militanti di Democrazia Proletaria erano persone che non si rassegnavano e che volevano un mondo migliore, “un mondo diverso è possibile” per citare uno slogan successivo, quello del movimento No Global – constata Billi – Non si poteva far finta di niente, non si poteva far finta che l’ondata neoliberista e autoritaria non esistesse. Quindi si cercava di fare qualcosa, così come si poteva».

ASCOLTA L’INTERVISTA A FABRIZIO BILLI: