“È il primo settembre, inizia abortembre”, così scrive il collettivo transfemminista Mujeres Libres il primo settembre sui suoi social. Il 28 settembre è infatti la Giornata internazionale per l’aborto libero, sicuro, gratuito e per tuttɜ e Mujeres Libres, collettivo che opera dal 2008 in città lottando in particolare per il diritto all’Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG), da anni propone contenuti e iniziative in avvicinamento a questa data.

Le iniziative in occasione della Giornata internazionale per l’aborto libero, sicuro, gratuito

Proprio l’1 settembre è stata da loro pubblicata la Guida all’Interruzione Volontaria di Gravidanza a Bologna e provincia aggiornata, uno strumento pensato e realizzato non solo per tutte le persone che vogliono abortire ma anche per chi accompagna all’aborto, perché troppo spesso le informazioni sono parziali o proprio scorrette, a volte difficili da reperire e questo crea un ulteriore ostacolo nell’accesso all’IVG. Da quest’anno, come spiegano le militanti, la Guida contiene anche alcuni specchietti con indicazioni specifiche per esempio per le persone grasse, le persone trans, le persone con permesso di soggiorno o irregolarmente soggiornanti e quelle che studiano fuori sede.

Il 12 settembre è uscita la prima puntata di PIENA Voci e pratiche per la giustizia sessuale e riproduttiva, realizzata in collaborazione con altre collettive italiane che si occupano di aborto, Aborto in Pillole, Ccà Nisciun’ è Fessa e Obiezione Respinta: una newsletter per riflettere insieme sull’erosione dei diritti sessuali e riproduttivi e gli ostacoli sempre più numerosi all’accesso, ma anche sui desideri rivoluzionari che muovono coloro che in Italia si stanno occupando di questi temi in questi anni.

Ultimo appuntamento in calendario, il 27 settembre dalle 17.30 Mujeres Libres propone un laboratorio sull’aborto alla Casa di Quartiere Fondo Comini, un momento di condivisione di esperienze e desideri per combattere stereotipi e pregiudizi.
Il mese, ma non la loro battaglia, si concluderà il 28 settembre confluendo insieme alle compagne di Non Una di Meno Bologna nel Disability Pride che attraverserà le strade cittadine, ricordando che, al contrario della narrazione abilista che le infantilizza e le presenta come corpi asessuati, anche le persone disabili abortiscono e hanno diritto di autodeterminarsi, di esprimere il proprio consenso, di avere servizi sanitari accessibili, e di non essere colpite da stigma qualunque scelta in merito alla maternità o all’aborto decidano di fare.

Nel calendario di eventi cittadini, si inserisce anche l’iniziativa della collettiva studentesca La Mala Educación che venerdì 26 settembre dalle 17.30 a Estravagario propone un aperitivo per conoscere la collettiva e la consultoria autogestita e a seguire una discussione sul tema dell’aborto.

Come si lotta per il diritto all’IVG in una città come Bologna che viene da più parti narrata come il paradiso socialista dei diritti? Ce lo spiegano le militanti: costruendo nuove narrazioni che combattano lo stigma di chi decide di abortire; abbattendo ogni ostacolo nell’accesso all’IVG come la presenza di personale obiettore di coscienza nei presidi sanitari pubblici; monitorando l’attuazione della determina dello scorso 9 ottobre della Regione Emilia-Romagna che consente da gennaio 2025 di assumere la seconda pillola (il misoprostolo) a domicilio con la consulenza in telemedicina ed estende l’impiego dell’aborto farmacologico da 7 a 9 settimane in tutti i regimi. E ancora, ricordando che l’accesso all’aborto deve essere per tuttɜ perché non solo le donne abortiscono ma anche gli uomini trans e le persone non binarie; chiedendo che l’IVG sia gratuita anche per chi ha per esempio un visto turistico o un permesso per studio e non può permettersi di pagare fino a 2000 euro per l’iscrizione al Sistema Sanitario Nazionale o a un’assicurazione privata.

Infine, in questo periodo storico, il collettivo ci tiene a sottolineare che è più che mai fondamentale continuare a combattere perché i diritti sessuali e riproduttivi sono sotto attacco ovunque nel mondo da parte di governi reazionari e neofascisti e gruppi sedicenti provita, ma anche perché popolazioni come quella palestinese vittima di un genocidio per mano di Israele e quella ucraina, sudanese, congolese e yemenita che vivono in guerra non sono tutelate: l’autodeterminazione, la libertà di scelta, l’accesso ai prodotti per l’igiene come gli assorbenti, la possibilità di ricorrere agli anticoncezionali sono fortemente compromessi e limitati sotto le bombe, quando mancano il cibo e l’acqua, mentre si subiscono violenze di genere e a stento si riesce a sopravvivere.

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