Si intitola “Città in affitto – Un requiem per il diritto all’abitare” (Laterza) il libro del collettivo Gessi White che sarà il libreria da domani, 19 settembre.
Nato in seno ad IrpiMedia, il collettivo è composto dai giornalisti Lorenzo Bagnoli, Alice Facchini e Maurizio Franco e si presenta con un’inchiesta su uno dei temi caldi del presente, la casa, raccontanto i processi che la rendono inaccessibile a sempre più persone in tre diversi contesti, le città di Bologna, Milano e Roma.

Nel libro-inchiesta “Città in affitto” il requiem del diritto alla casa

Nella prefazione del libro viene indicata la crisi finanziaria del 2008 come momento critico che ha rappresentato una svolta nel settore immobiliare, modificando i concetti di proprietà e appartenenza che fino a quel momento avevano caratterizzato quel tipo di bene.
«Con la finanziarizzazione – spiega ai nostri microfoni Facchini – la casa passa da essere un bene d’uso a essere un bene di scambio. Quindi se prima la casa era concepita solo come un luogo dove si abita, con la finanziarizzazione diventa un bene da scambiare nei mercati finanziari, da comprare e rivendere per ottenere il profitto più alto possibile».
Gli attori individuati sono i fondi finanziari immobiliari, le banche e le assicurazioni e le conseguenze – che stiamo vivendo nel presente – colpiscono gli abitanti delle città, che vedono crescere i prezzi al metro quadro e sono costretti ad allontanarsi verso le periferie.

I contesti presi in esame dal libro-inchiesta rappresentano un emblema di un problema assai diffuso, sia su scala nazionale che mondiale. In comune Bologna, Milano e Roma hanno le conseguenze della finanziarizzazione della casa, cioè l’espulsione degli strati medio-bassi della popolazione dalle città. Ma ciascun territorio ha dinamiche specifiche con cui ciò si realizza.
A Bologna, ad esempio, l’equilibrio storico tra studenti e residenti è stato rotto dall’esplosione del turismo e degli affitti brevi, innescando una crisi abitativa senza precedenti. A Roma, invece, la “grande dismissione” del patrimonio immobiliare pubblico e i prezzi alle stelle degli affitti hanno lasciato migliaia di persone in una condizione di precarietà e vulnerabilità, con affitti alle stelle e il rischio costante di sfratto. Milano, infine, rappresenta il “sogno americano all’italiana”, dove la corsa agli investimenti provoca dinamiche di espulsione e dove il ruolo dell’amministrazione pubblica nella privatizzazione degli spazi è particolarmente evidente.

La politica, in tutto questo, sembra a dir poco impreparata o impotente. «Oggi il pubblico sembra avere sempre meno risorse da investire – osserva Facchini – Così, per lo sviluppo della città, assegna gli spazi ai privati per trasformarli e rigenerarli. Il problema è che poi questi spazi non tornano pubblici, quindi a quel punto sono i privati a decidere come usarli. In questa dinamica il pubblico sembra molto debole nella negoziazione col privato ed è quest’ultimo a farla da padrone».
Per invertire questa tendenza c’è ancora qualche speranza, che passa però dalla ricostruzione di una discussione e una collaborazione tra amministrazione pubblica e cittadini.

ASCOLTA L’INTERVISTA AD ALICE FACCHINI: