Udine si prepara a una giornata di forte mobilitazione in vista della partita di qualificazione ai Mondiali 2026 tra Italia e Israele, in programma il 14 ottobre allo stadio Friuli. Un appello alla protesta è stato lanciato da movimenti e collettivi solidali con la causa palestinese, che chiedono l’esclusione della nazionale israeliana dalla Fifa e denunciano la partecipazione della squadra come una forma di legittimazione alle politiche del governo di Tel Aviv.
L’appello contro lo sport washing di Israele e la partita del 14 ottobre
Secondo gli organizzatori, la presenza della nazionale israeliana «è inaccettabile» in un momento in cui la popolazione palestinese – soprattutto nella Striscia di Gaza – continua a subire un genocidio. I numeri parlano di oltre 59.000 morti, di cui 17.400 bambini, e oltre 140.000 feriti a Gaza. Le infrastrutture sanitarie e civili risultano in gran parte distrutte, e la popolazione vive sotto assedio, con un accesso limitato a cibo, acqua e assistenza.
Ma le denunce non si fermano al campo umanitario. I promotori della protesta accusano l’Israel Football Association (Ifa) di includere nelle proprie competizioni squadre appartenenti a insediamenti nei territori palestinesi occupati, in violazione del diritto internazionale e del regolamento Fifa. Inoltre, contestano l’uso dello sport come strumento di propaganda: «alcune vittorie della nazionale israeliana sono state dedicate apertamente all’esercito di occupazione», si legge nel comunicato.
Già nel 2024, una mobilitazione simile aveva portato circa 3000 persone in piazza a Udine. Per il 2025, gli organizzatori sperano in una partecipazione ancora maggiore, puntando anche sulla campagna internazionale “Show Israel the Red Card”, che invita a isolare lo Stato israeliano dalle competizioni sportive, così come è stato fatto con la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina.
«Per l’esclusione degli atleti russi ci vollero pochi giorni – ricorda ai nostri microfoni Gregorio del Comitato per la Palestina di Udine – Lo “sport washing” di Israele è una vera e propria strategia premeditata per far vedere una faccia più bella e presentabile e oscurare quello che sta avvenendo in contemporanea».
Le richieste degli organizzatori della protesta, a cui hanno aderito anche realtà dello sport popolare come Hic Sunt Leones, sono l’esclusione di Israele dalla Fifa, il boicottaggio da parte della Figc della partita del 14 ottobre, una presa di posizione netta da parte delle istituzioni locali contro la normalizzazione del genocidio in corso.
Per i manifestanti non si tratta solo di una partita di calcio, ma di una questione di giustizia e responsabilità morale. «Fuori Israele dalla FIFA, fuori il sionismo dai nostri stadi», concludono gli attivisti, rinnovando l’invito alla partecipazione attiva e alla solidarietà sportiva con il popolo palestinese.
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