Domani, martedì 7 dicembre, si terrà una nuova ed ennesima udienza del processo a carico di Patrick Zaki, lo studente del master in gender studies dell’università di Bologna.
L’udienza è particolarmente importante perché cade a 22 mesi esatti dall’arresto del giovane, fermato al Cairo il 7 febbraio 2020, ma anche perché, dopo tanti rinvii, il tribunale egiziano potrebbe arrivare ad una decisione. Gli scenari possibili sono diversi, come l’arrivo di una sentenza o la formulazione di nuove accuse da parte delle autorità egiziane per scongiurare il rilascio di Zaki. Un’ipotesi, quest’ultima, non impossibile dal momento che anche i capi di imputazione di cui deve rispondere il giovane appaiono pretestuosi.

50 piazze per chiedere la liberazione di Patrick

Amnesty International continua a tenere alta l’attenzione attorno alla vicenda di Patrick Zaki organizzando manifestazioni in 50 piazze italiane. “In piazza per Patrick” è il titolo dell’iniziativa, che domani porterà alla mobilitazione di attiviste e attivisti nel giorno della nuova udienza.
Le iniziative, in realtà, cominciano questo pomeriggio alle 17.30 ai Giardini Margherita di Bologna, città dove Patrick studiava. “Riportami in piazza Maggiore” è lo slogan della mobilitazione che, oltre ad Amnesty, è organizzata dall’Università di Bologna.

La domanda inevasa rimane quella del perché tanto accanimento nei confronti di Patrick. «La storia di Patrick è quella che conosciamo di più – osserva ai nostri microfoni Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International – ma in realtà in Egitto ci sono 142 processi istruiti in tribunali speciali e la repressione colpisce decine di migliaia di persone, tra detenuti politici o di coscienza».
Il portavoce di Amnesty si auspica che Zaki possa tornare libero al più presto, perché al momento è un cittadino innocente che rischia fino a 5 anni di carcere con l’accusa di aver diffuso notizie false.

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Diritti umani, Monticelli: «Vogliamo riabbracciare Patrick»

All’iniziativa di questo pomeriggio ai Giardini Margherita prenderanno parte il nuovo rettore dell’Università di Bologna, Giovanni Molari, insieme alla presidente dell’Ordine degli Avvocati di Bologna Elisabetta D’Errico, gli artisti Gianluca Costantini e Alessandro Bergonzoni, lo stesso Riccardo Noury, l’ex sindaco Virginio Merola in qualità di presidente dell’Istituto Storico “Parri” e Rita Monticelli. Monticelli è stata la coordinatrice del master Gemma frequentato da Zaki e, dopo le elezioni comunali, è stata eletta consigliera comunale. Il sindaco Matteo Lepore le ha affidato proprio la delega per i diritti umani.

«Patrick cerca sempre di rassicurare la famiglia dicendo che non sta malissimo – racconta ai nostri microfoni Monticelli – ma chi lo conosce lo vede molto dimagrito, teso e preoccupato per il suo futuro e la sua vita. È ovviamente provato e psicologicamente tutti questi rinvii hanno messo la sua situazione già vulnerabile in una condizione di maggiore fragilità».
Nel suo nuovo ruolo in Consiglio comunale Monticelli afferma che continuerà ad occuparsi della vicenda di Patrick, che oltre ad essere diventato un simbolo è anche una persona in carne ed ossa a cui devono essere garantiti i diritti umani, la possibilità di esercitare il pensiero critico e di studiare.

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Patrick Zaki, il governo italiano interpellato in Senato

Fin da subito la vicenda che ha coinvolto Patrick Zaki è apparsa di una portata più grande rispetto alla sua presunta condotta. La cornice in cui è inserita, infatti, è quella di una repressione paranoica del dissenso da parte del regime di Al Sisi. Dopo il golpe del presidente egiziano si sono registrati alti tassi di carcerazione di dissidenti e un alto numero di desaparecidos.
Anche la geopolitica incide, in particolare per ciò che concerne le relazioni tra Italia ed Egitto, dove la prima non riesce ad ottenere verità e giustizia per la tortura e l’uccisione di Giulio Regeni, ma fa affari miliardari con il secondo sia nel settore energetico che in quello militare.

In questi 22 mesi la mobilitazione per la liberazione di Patrick non ha riguardato solo manifestazioni di piazza, impegno di artisti e intellettuali per la causa o pressioni istituzionali e accademiche. Anche il Parlamento si è attivato e, in particolare, nell’aprile scorso sono state approvate alcune mozioni per il conferimento della cittadinanza onoraria al giovane e per l’attivazione di alcuni strumenti diplomatici previsti dalla Convenzione Onu contro la tortura del 1984.
A sostenere quest’ultimo strumento è stata la senatrice del M5S Michela Montevecchi, che in questi giorni ha presentato un’interrogazione al presidente del Consiglio Mario Draghi e al ministro agli Affari Esteri Luigi Di Maio per sapere se effettivamente il governo italiano si stia attivando.

ASCOLTA L’INTERVISTA A MICHELA MONTEVECCHI: