«Uno si mette a scrivere a volte per frustrazione». È così che Wu Ming 4 spiega ai nostri microfoni perché ha deciso di occuparsi di una delle più famose leggende del Medioevo, quella di Robin Hood.
Esce proprio oggi, infatti, “La vera storia della banda Hood” (Bompiani), l’ultimo romanzo solista del membro del collettivo bolognese che si racconta proprio le gesta della banda di predoni che, secondo la leggenda, sul finire del XII secolo terrorizzava i ricchi signori che passavano per Nottingham e la foresta di Sherwood.

Ne “La vera storia della banda Hood” Wu Ming 4 racconta un’impresa collettiva, non solo di Robin

«È una leggenda che abbiamo sentito e visto in romanzi, film, serie tv, ma raramente ho trovato una versione soddisfacente e credibile da un punto di vista narrativo, prima ancora che storico», spiega l’autore, che racconta così le ragioni che lo hanno portato ad occuparsene nel romanzo fresco di stampa.
Già il titolo del libro accende una spia nel lettore e nella lettrice. Non si parla (solo) di Robin Hood, ma della banda. «Non avrei messo nel titolo il nome del personaggio – sottolinea Wu Ming 4 – sia perché lo hanno fatto tutti, sia perché è nota la visione collettiva e collettivista della storia da parte di noi Wu Ming. Senza spoilerare, c’è qualcosa di strano del fatto che io non parli di Robin Hood, ma della banda Hood. Parlo di un gruppo, di un collettivo».

La chiave collettiva è una delle cifre su cui si muove il romanzo di Wu Ming 4, assieme ad altre che riguardano la classe, il genere e il contrasto fra natura e città.
«I banditi che si danno alla macchia sono il prototipo dei ribelli e stanno nella foresta – osserva l’autore – che è un luogo che, soprattutto nel Medioevo, si contrappone alla città. La città è il luogo del potere costituito, dove stanno i nobili e i re, mentre la foresta è una sorta di estraneo, pericoloso e sconosciuto, dove si annida probabilmente anche un potere molto più antico e ancestrale, dove nascono tante leggende».

Wu Ming 4 non crede alla ricostruzione, adottata a partire dal Rinascimento e poi rinforzata nei film, di Robin Hood come un nobile decaduto (Robin di Locksley, conte di Huntington). Le prime ballate che parlano di lui lo dipingono come un personaggio del popolo, così come lo sono i compagni della sua banda, scampati alle grinfie del potere perché ricercati, ad esempio per aver rubato cavalli o aver cacciato di frodo.
«Non hanno nulla di aristocratico – osserva Wu Ming 4 – Anzi diciamo che i cavalieri e gli abati sono abbastanza avversati».

Le figure della banda Hood, al contrario, sono figure che hanno un ruolo preciso nel folklore e che oggi tratteggeremmo con la categoria della classe: «Sono un popolo che si ribella – rimarca lo scrittore – il popolo che mette il mondo al contrario, quindi i primi eroi popolari sovversivi della storia della letteratura. Sono figure intramontabili perché raccontano una storia che può essere continuamente rinarrata e riadattata. Credo che qualunque guerriglia boschiva che sia data nella storia richiami Robin Hood».

La lotta tra città e natura, la leggenda della banda Hood anche nel presente

La prima presentazione pubblica (5 aprile) di “La vera storia della banda Hood” dovrebbe avvenire in un luogo altrettanto simbolico: il parco Don Bosco, di fianco alle scuole Besta. Visto lo sgombero di questa mattina si dovrà capire.
L’autore ha scelto questo luogo, oggi oggetto di una battaglia tra il Comitato Besta e il Comune di Bologna, che vuole abbattere decine di alberi per costruire un edificio scolastico ex novo invece di ristrutturare quello esistente, perché «rappresenta la volontà di affermare un principio urbanistico diverso, se non una diversa visione dello spazio pubblico, per non dire del mondo».
Presidiare gli alberi, per Wu Ming 4 significa resistere all’idea nefasta e vetusta di sviluppo e modernità, che vede gli alberi come un ostacolo allo sviluppo. «Un’idea che sta portando il pianeta al collasso».

Per lo scrittore, “La vera storia della banda Hood” parla anche del presente, della foresta vista come un luogo minaccioso perché irriducibile a certe logiche del potere, dove si annida una potenza antica che deve essere distrutta.
«Quindi è un luogo vanno i banditi e i ribelli – sottolinea Wu Ming 4 – e tutte le persone che oggi sono stufe di assistere impotenti all’arboricidio che è in corso sotto casa».

ASCOLTA L’INTERVISTA A WU MING 4: