Un pomeriggio dedicato ai temi del redditto, della sua redistribuzione, del lavoro, delle politiche sul Welfere e del futuro economico di Italia ed Europa. Sarà presente un nutrito gruppo di esperti.

Alternativa Comune: il programma del Workshop

Gianguido Naldi – consigliere regionale gruppo sel-verdi

Giuseppe Pagani – presidente commissione lavoro assemblea regionale

Michele De Palma – Fiom nazionale
Roberto Sconciaforni – consigliere regionale gruppo federazione della sinistra
Amelia Frascaroli – assessore comune di bologna
Luca Basile – coordinatore provinciale sel
Ada Talarico – SaDIR
Marco Marrone – Panenka

Cristina Polimeno – Tilt
Gianmarco De Pieri – Alternativa Comune

E’ in atto in Europa un fermento tra associazioni, reti e movimenti sociali che iniziano a discutere di un modello alternativo di uscita dalla crisi e un altro modello di Unione europea. E questo dibattito non può che partire dai temi dei beni comuni, del reddito minimo garantito e della lotta alla precarietà.

L’11 e 12 febbraio al Teatro Valle di Roma si è tenuto un forum europeo su “Reddito, Beni Comuni, Democrazia”, per discutere la costruzione di campagne comuni transnazionali su questi temi, continuando anche il percorso per un’iniziativa dei cittadini europei per una carta europea dei beni comuni, avviata dall’assessorato ai beni comuni del comune di Napoli.

Per quanto riguarda una riforma del welfare che tenga conto delle trasformazioni profonde e radicali del lavoro, del mercato del lavoro e della condizione sociale che al lavoro è legata, in Italia è centrale parlare di reddito di cittadinanza, dato che siamo uno tra i pochissimi paesi europei a non aver legiferato in merito, e dato che con la riforma del lavoro in preparazione da parte dell’attuale governo una presa di posizione e un’iniziativa su questo punto appare urgente ed inevitabile.

Siamo infatti convinti che legiferare sul diritto individuale al reddito garantirebbe da un lato l’uscita dalla tipica condizione di ricattabilità dei disoccupati e dei lavoratori precari, e dall’altro sarebbe un segnale inequivocabile della volontà di uscire da un atteggiamento assistenzialista per inserire invece un diritto incondizionato, in grado di ridefinire alcuni modelli lavorativi e sociali.

Insomma, il reddito può diventare ciò che per il passato ciclo fordista sono stati l’articolo 18 e la cassa integrazione ordinaria: un combinato disposto di garanzie per il lavoro e l’accesso ai diritti di cittadinanza.

Per un’azione veramente efficace sarebbe necessaria una legiferazione nazionale, se non addirittura europea, sulle forme di sostegno al reddito e sulla costruzione di strumenti idonei a rispondere alla trasformazioni avvenute.

Eppure nel frattempo gli enti locali possono e devono intervenire, anche perché la legislazione italiana considera ancora il reddito minimo garantito una misura assistenziale, e perciò di pertinenza regionale. E molte regioni hanno provato a legiferare sul punto.

Anche la Regione Emilia Romagna dovrebbe provare ad elaborare un modello di introduzione del reddito minimo, lavorando in sinergia con i Comuni e le Province. Questi ultimi potrebbero contribuire a un progetto regionale razionalizzando tutte le prestazioni monetarie che già elargiscono alle persone in difficoltà e stabilire una misura generale di sostegno al reddito che, insieme all’offerta di un pacchetto di servizi, legati ai diritti di cittadinanza sul territorio (cultura,  arte, formazione, servizi alla persona, trasporti), potrebbe contribuire a far avanzare un’idea di welfare fondata sull’autonomia e la libertà delle persone. Queste misure andrebbero integrate dalla riorganizzazione delle politiche attive del lavoro, che è tra le competenze delle province. Naturalmente, tenendo presente che una scelta in questo senso comporta la rinuncia della politica di distrarre le risorse destinate al reddito minimo garantito in favore di strumenti di workfare a stabilizzazioni raramente realizzate, a sostegni del pubblico alle imprese, all’enorme macchina spesso dispersiva della formazione e dell’eterogenea elargizione di forme di sostegno economico di tipo prettamente assistenziale.

Per questo vorremmo invitare i partiti ed i rappresentanti degli enti locali ad un workshop in cui confrontarsi con le pratiche sociali ed i movimenti, per parlare della possibilità di fare di Bologna e dell’Emilia Romagna un luogo di sperimentazione per l’attuazione di buone pratiche e la tutela di nuovi diritti. Anche con l’idea di sperimentare nuove forme di democrazia locale e partecipativa.

Vi proponiamo di mettere in campo un modello di coordinamento e pratica collettiva partecipata, in cui la forma del dibattito consente di agire nuove forme di democrazia, e il tema di cui discutere è una nuova idea di società, di rapporti sociali, di distribuzione delle ricchezze e, in definitiva, di giustizia sociale.