«Sono temi che tutti conoscono già, ma bisogna avere il coraggio di portarli avanti in un percorso conflittuale e non concertativo: quello che arriverà dovrà essere un autunno caldo».
Ha le idee chiare Massimo Betti, componente del direttivo nazionale del Sindacato Generale di Base (Sgb), nel parlare dei temi principali che verranno portati in piazza per il corteo del Primo Maggio a Bologna. Il caso vuole che nello stesso giorno un Consiglio dei ministri straordinario si riunirà per varare il cosiddetto “decreto lavoro”, che si preannuncia come l’ennesimo regalo al padronato ed un attacco alle condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici: un concomitanza che amplifica la polarità dello scontro tra interessi e diritti.

Il corteo di Bologna: Working poors, lavoro per tutti, economia di guerra

La manifestazione partirà alle 10.00 dal teatro Testoni, in piazza Don Gavinelli, in direzione centro, per poi virare verso il quartiere Navile: «toccheremo una serie di punti simbolici per le lotte che stiamo portando avanti, come Inps, Cup e case sfitte», afferma Betti. A partecipare – assieme ad Sgb – saranno diversi sindacati (Unione Sindacale Italiana, Cobas, Unione Inquilini), associazioni pacifiste (tra cui Peace-Link) e diverse forze politiche (Carc e Sinistra Unita).

I temi rinvendicati per le strade saranno quelli degli ultimi due anni, sulla scia dello sciopero generale del 2 dicembre scorso: «Diremo no alla guerra, all’economia di guerra e all’invio di armi, lotteremo il lavoro, il reddito e le pensioni», spiega il sindacalista. Un’attenzione speciale sarà tuttavia rivolta al tema dei lavoratori poveri, i cosiddetti “working poors”: «in Italia molte persone stanno poco sopra la soglia della povertà italiana stabilita dall’Istat, e non perché siano disoccupate, poichè lavorano eccome – sottolinea Betti – la colpa è dei salari poveri, che sono determinati da contratti regolarissimi, non pirata. Con l’attuale sistema di contrattazione si può arrivare a dare anche 2.50 euro o 4.70 euro all’ora, anche per lavori importanti, per cui il lavoro povero non si sconfigge con la contrattazione al rialzo, ma con un salario minimo stabilito per legge».

Il tema del lavoro povero sarà anche oggetto di un’azione simbolica che verrà svolta alla fine del corteo, sotto la sede di Sgb, in via Zampieri: «lì si trova la vetrina dei contratti da fame – conclude Betti – che aggiorneremo con qualche sorpresa. Affiggeremo delle buste paga da fame di alcuni lavori importanti, quasi insospettabili».

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Andrea Mancuso