Le elezioni regionali e amministrative che si sono tenute ieri in Spagna segnano un cambiamento profondo nello scacchiere politico del paese: il bipartitismo che ha dominato negli ultimi anni è finito. Pp e Psoe, le due forze principali, raccolgono insieme poco più del 50%, mentre crescono i movimenti nati dal basso, Podemos e Ciudadanos.
Che le amministrative rappresentassero un banco di prova importante in vista delle prossime elezioni politiche, lo si sapeva già, sondaggi alla mano. Alla luce dei risultati, però, il voto spagnolo assume ancora più rilevanza: sebbene il vento di cambiamento non abbia avuto la portata rivoluzionaria che molti auspicavano, è tuttavia stato sufficiente per stravolgere il quadro politico della Spagna. Il bipartitismo, di fatto, è stato spazzato via. Popolari (Pp) e socialisti (Psoe), le due forze politiche principali che si sono spartiti i voti negli ultimi anni, hanno ottenuto insieme poco più del 50%. Il Partito Popolare, in particolare, nonostante rimanga quello più votato, esce dalle elezioni molto ridimensionato, avendo perso oltre 2 milioni e mezzo di voti rispetto al 2011.
A fronte di questo calo di consensi il Pp, pur essendo la prima forza nazionale, ha perso la maggioranza assoluta in quasi tutte le comunità in cui governava. Ciudadanos è il terzo partito più votato, e in alcuni casi diventa ago della bilancia per le future coalizioni di governo, come nel caso della comunità di Madrid: “se decide di allearsi con il Pp la candidata popolare diventerà presidente – spiega Luca Tancredi Barone, corrispondente per il Manifesto – se invece decidono di appoggiare i socialisti con Podemos ci sarebbe uno storico cambiamento alla guida della comunità autonoma di Madrid”.
A livello comunale sarà interessante assistere al formarsi delle nuove alleanze di governo, con protagonisti i nuovi movimenti di sinistra nati dal basso e uniti in “coalizioni di unità popolare” promosse da Podemos, che non si è presentata con il proprio simbolo. Casi emblematici sono quelli di Madrid e Barcellona, prima e seconda città della Spagna. Nella capitale, il Partito Popolare guidato da Esperanza Aguirre è quello che ha preso più voti, ma potrebbe perdere la guida ventennale del consiglio comunale in caso di alleanza tra Ahora Madrid – la lista appoggiata da Podemos e che candida l’ex giudice Manuela Carmena – e il Psoe.
A Barcellona lo scenario è diverso: a vincere è infatti la coalizione “Barcelona en comù” guidata da Ada Colau, portavoce della Piattaforma vittime del mutuo (PAH) nata dal movimento degli Indignados. La distanza dal primo cittadino uscente Xavier Trias è però di un solo seggio: “certamente è un consiglio comunale molto frammentato e Ada Colau non avrà vita facile a governare a Barcellona – sottolinea il giornalista – dovrà costruire alleanze di volta in volta su temi concreti”.
Quello che emerge da queste elezioni locali è prima di tutto la perdita di consensi dei principali partiti, che devono fare fronte alla spinta al cambiamento rappresentata da forze politiche e movimenti nuovi, Podemos in primis. “Queste elezioni sono state un terremoto politico importante, soprattutto per i Popolari, ed è solo il primo tempo di una debacle che sarà ancora più significativa alle politiche – afferma Luca Tancredi Barone – l’appuntamento è previsto a novembre ma non è escluso che Rajoy convochi le elezioni anticipate, anzi io credo che sarà questo lo scenario più probabile”, conclude il giornalista.