L’Oms ha dichiarato l’emergenza internazionale per la diffusione del virus Zika attraverso le zanzare. Mentre gli istituti sanitari innalzano il livello di attenzione, dal Centro Agricoltura e Ambiente di Crevalcore arriva una tecnica per ridurre i rischi. Attraverso maschi di zanzara sterili si può ridurre fino al 45% il rischio di trasmissione.
Virus Zika: la situazione in Emilia Romagna
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha proclamato ieri l’emergenza internazionale sul virus Zika, sospettato di essere il responsabile di malformazioni dei feti, in particolare di microcefalia, quando a contrarre il virus sono le donne in gravidanza.
Dall’America Latina, dove il virus ha già colpito in una ventina di Paesi, l’ermergenza è stata quindi estesa dall’Oms a tutto il mondo, come è avvenuto nel 2014 con l’ebola.
La diffusione del virus Zika avviene attraverso una zanzara infetta, la aedes aegypti, al momento non presente in Italia o in Europa. Attraverso viaggi in America Latina, però, le persone potrebbero portare il virus anche nel nostro continente e veicolarlo attraverso le zanzare “nostrane”.
Una possibile soluzione per la riduzione dei rischi di diffusione del virus, però, arriva proprio dal nostro territorio, in particolare dal Centro Agricoltura Ambiente “G. Nicoli” di Crevalcore, dove dal 1999 si sperimenta e affina una tecnica di contrasto alla zanzara tigre, la aedes albopictus, che è parente stretta di quella che trasmette il virus Zika.
“Attraverso una tecnica di sterilizzazione dei maschi, che poi vengono immessi in natura – spiega ai nostri microfoni Paolo Ceccardi, presidente del Centro Agricoltura Ambiente – si può ridurre la presenza di zanzare, e quindi i rischi di contagio, dal 30 al 45%, a seconda del numero di maschi rilasciati e di fattori ambientali”.
La tecnica dell’insetto sterile (Sit) sviluppata a Crevalcore, a differenza di quella praticata in Sudamerica, è completamente biologica: i maschi vengono sterilizzati attraverso una lampada al cobalto e non attraverso ogm.
Accoppiandosi con le femmine, responsabili della trasmissione del virus attraverso le punture, gli insetti aumentano il grado di sterilità e, dunque, il numero di zanzare in circolazione.
Lo studio è cominciato ormai 17 anni fa e, oltre dal Centro Agricoltura Ambiente, è stato sviluppato dall’International Atomic Energy (Aiea), dalle Università di Bologna e La Sapienza di Roma, da Enea e dall’Ospedale Sant’Anna di Ferrara ed ha goduto dei finanziamenti della Regione Emilia Romagna e di fondi europei.
“Attualmente abbiamo partner come il Comune di Bologna, quello di Modena e la Regione – spiega Ceccardi – e insieme collaboriamo per prevenire la diffusione di malattie come la dengue”.
La stessa tecnica, dunque, potrebbe essere utile anche per contenere i rischi legati al virus Zika.