A Rovigo, presso Palazzo Roverella, è stata allestita un’importante e ricca esposizione dal titolo Vedere la musica, un percorso in cui si attraversa il rapporto tra arte visiva e musica, visibile fino al 4 luglio 2021. Sono centosettanta le opere in mostra, in una esposizione ricca, che riunisce i capolavori provenienti da sette paesi europei diversi: l’esposizione rappresenta anche il frutto di un lungo e complesso lavoro di organizzazione e coordinazione, che ha visto la partecipazione di oltre quaranta musei prestatori, con la collaborazione anche di collezioni private.

Vedere la musica: dal simbolismo alle avanguardie

Il tema dei rapporti tra le arti visive e la musica nell’età contemporanea, non è stato mai fortemente al centro dei dibattiti critici degli ultimi decenni, e soprattutto in Italia non sono state mai organizzate importanti mostre, in grado di presentare l’argomento in modo coerente e organico.
Dunque arriva a Rovigo la prima mostra che si snoda tra diverse correnti, andando a toccare da vicino il rapporto tra suono e arte visiva, e in particolar modo attraversando il periodo artistico che va dal 1880 al 1940.
Tante le correnti toccate, dal simbolismo all’espressionismo al futurismo, le opere presentate riguarderanno non solo la dimensione pittorica, ma anche quella musicale.
Come racconta ai nostri microfoni, il curatore dell’esposizione, Paolo Bolpagni, la mostra si impegna a documentare il rapporto e gli scambi tra arte visiva e musica, con una prospettiva europea, partendo dal simbolismo e attraversando le vicende artistiche, fino ad arrivare agli astrattismi degli anni venti e trenta.

La mostra è organizzata come un viaggio cronologico tra le varie correnti, con la presenza poi di sezioni e temi specifici, come quelle su Wagner, Beethoven, una sezione sulla grafica e una dedicata alle incisioni e alle stampe.
A sottolineare la centralità della realtà musicale e delle sue correlazioni con la dimensione artistica, tra le varie sezioni, quella di Wagner è un’importante occasione per conoscere in modo approfondito questo grande musicista, che ha influenzato profondamente i decenni successivi, tant’è che si parla di wagnerismo, e che si è rivolto non solo alla musica ma anche alle arti visive e alla cultura tutta, con il suo concetto di opera d’arte totale.

Tra i vari capolavori esposti, Paolo Bolpagni ci ricorda l’opera di Oskar Kokoschka Il potere della musica (1918), protagonista dell’espressionismo austriaco, maestro nel rappresentare in modo evocativo la forza del linguaggio dei suoni.
Nella sezione futurista un altro capolavoro indimenticabile è il ritratto realizzato da Umberto Boccioni, nell’estate del 1916, a Ferruccio Busoni, grande pianista e compositore, che rappresenta un’opera di grande valore e l’ultima realizzazione del maestro, prima della sua scomparsa.
E infine un piccolo ma prezioso tesoro artistico, che rappresenta un valore aggiunto alla mostra, è dato da Paul Klee del 1921.

ASCOLTA L’INTERVISTA A PAOLO BOLPAGNI: