La notizia ha lasciato sgomenti in tanti, colpendo a tradimento nel relax di Pasquetta: lo scrittore Valerio Evangelisti ci ha lasciati. Aveva 69 anni ed era malato da tempo, ma nulla gli aveva impedito di restare lucido e di continuare il proprio impegno, anche politico. Alle scorse elezioni comunali bolognesi, infatti, Evangelisti si era presentato da capolista per Potere al Popolo.
Scrittore di fantasy, horror, slipstream, direttore di Carmilla, intellettuale, Valerio Evangelisti era tante cose e, per ricostruirne un mosaico incompleto, ci affidiamo alle parole degli amici e compagni che hanno condotto un pezzo di strada insieme a lui.

Valerio Evangelisti, l’incopatibilità col mondo letterato e i “Pinguini tattici nucleari”

Tra i ricordi di Valerio Evangelisti, uno dei più articolati è senza dubbio quello di Wu Ming 1. L’esponente del collettivo di scrittori bolognesi per prima cosa ricorda lo stile di essere scrittore «incompatibile col mondo letterato italiano, il mondo delle kermesse, dell’essere appariscenti, dell’essere tuttologi e innamorati del potere». In altre parole, Evangelisti era un antidivo, come ritroveremo nei ricordi di altri amici.

Per spiegare bene l’importanza di Evangelisti e del suo atteggiamento, Wu Ming 1 cita una canzone dei Pinguini tattici nucleari, risignificandone il ritornello: «In un mondo in cui tutti vogliono essere Paul e John, Valerio era un Ringo Starr».
Il riferimento è al batterista dei Beatles, troppo a lungo considerato scarso e invece estremamente creativo e inventivo, fondamentale per il successo di alcuni celebri brani della band inglese.
Allo stesso modo, la scrittura di Evangelisti era tutt’altro che piatta, ma impostata su behaviourism, un comportamentismo, che faceva emergere la psiche dei personaggi non da profonde introspezioni, ma dai propri comportamenti.

Wu Ming 1 ritiene assai riduttivi i necrologi di Evangelisti per quanto riguarda la sua funzione politica. «Gli impegni e le candidature, pure importanti, sono solo escrescenze», afferma lo scrittore, ricordando come Valerio non rinunciasse a prendere posizione, anche quando questo apriva contraddizioni nel suo mondo politico, come nel caso dell’accettazione incondizionata delle misure governative per fronteggiare la pandemia. «Valerio non ha mai avuto paura di esternare anche in modo spigoloso, ispido, aprendo delle crepe anche in pareti che erano quelle di casa sua».

ASCOLTA IL RICORDO DI WU MING 1:

Il sindacalismo ferroviario e il buon vino

La notizia della morte di Evangelisti ha lasciato sotto shock tanti amici e colleghi. Tra questi Alberto Prunetti, traduttore, scrittore working class e per un periodo anche redattore di Carmilla, la rivista diretta da Valerio.
Il ricordo di Prunetti è un ricordo personale, di come entrò in contatto con lui non attraverso l’ambiente letterario, ma attraverso il sindacalismo ferroviario.
«Ero in contatto con un sindacalista che lo conosceva – racconta Prunetti – Gli mandai un racconto di dieci pagine in cui raccontavo le mie fatiche al lavoro perché all’epoca ero pizzaiolo. Valerio mi rispose proponendomi di pubblicarlo su Carmilla e poco dopo entrai nella redazione, in cui alla fine c’erano quattro scrittori e un pizzaiolo».

Durante la collaborazione, i due parlarono poco o nulla di letteratura, ma si concentrarono sulla politica. La scrittura era un modo per creare immaginari politici e molte generazioni che sono entrate in contatto con Evangelisti per il fantasy ne hanno poi scoperto il messaggio politico.
Prunetti racconta anche il “caratteraccio” di Evangelisti, che esorcizzava in alcuni suoi personaggi, e la passione per il vino. Ogni anni, attraverso Vag61, Prunetti dava ad Evangelisti un po’ del vino di sua produzione, che lo scrittore apprezzava particolarmente. Ed è questa l’ultima immagine che ha di Valerio: un uomo con la voce e il fisico indeboliti dalla malattia, un’andatura ciondolante e le bottiglie di vino in una mano.

ASCOLTA LA TESTIMONIANZA DI ALBERTO PRUNETTI:

Valerio Evangelisti e la capacità di visione e di costruire immaginari

A ricordare ai nostri microfoni Valerio Evangelisti è Nico Maccentelli, copywriter, regista e redattore di Carmilla, che ha a lungo collaborato con lo scrittore.
Tra i tanti ricordi di Evangelisti, Maccentelli sceglie di raccontare quando, in un centro sociale, lo scrittore fece proiettare i film di Rambo per spiegare come fossero funzionali al reaganismo. Di qui la capacità di visione del presente, ma anche di quello che sarebbe stato il futuro.

Accanto a questo, Evangelisti aveva una grande capacità di costruire immaginari, che però differivano da quelli creati dalla destra, con l’eroe guerriero. «Io credo che sia un personaggio di un enorme spessore – osserva Maccentelli – nella creazione di un immaginario che poi diventa collettivo. Perché in tutte le sue storie c’era un senso della collettività, della giustizia sociale, dell’uguaglianza anche nei personaggi più sordidi. C’era della positività perfino in un inquisitore come Eymerich». Il riferimento è a uno dei personaggi più celebri dei romanzi di Evangelisti.

Per contro, nonostante la notorietà raggiunta, Evangelisti si poneva come antidivo. Schivo, dolce e mite, lo ricorda Maccentelli, che lo paragona ad un’aquila maestosa, che sa scendere in basso e non ha bisogno di gonfiarsi.
Allo stesso modo, Evangelisti sapeva essere fermo, forte del proprio intelletto.

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La militanza politica: fino all’ultimo a fianco di Potere al Popolo

Accanto all’attivista letteraria, Valerio Evangelisti era noto anche per la sua attività politica. La politica era presente anche nei suoi libri, «anche se c’è un mondo che preferiva separare le cose e celebrarlo solo come scrittore», osserva ai nostri microfoni Riccardo Rinaldi di Potere al Popolo di Bologna.
L’esempio più lampante è forse quello della trilogia de “Il Sole dell’Avvenire”, un romanzo storico che ricostruisce un pezzo importante della storia italiana, quella che va dalla Prima Guerra mondiale al secondo Dopoguerra, puntellandola di personaggi proletari che hanno grande presa su chi legge.

«Valerio lo abbiamo conosciuto dall’inizio del percorso di Potere al Popolo – racconta Rinaldi – e si è sempre speso per costruire una nuova organizzazione che sapesse portare avanti la lotta. E lo ha fatto fino agli ultimi momenti».
Oltre alla disponibilità a candidarsi come capolista per Potere al Popolo alle elezioni comunali dell’autunno scorso, infatti, Evangelisti è rimasto attivo fino a pochi giorni fa nelle iniziative contro la guerra in Ucraina e nell’assemblea della settimana scorsa “Disarmiamo la guerra”.
«Quello che ci ha sempre colpito è la sua grande volontà di dare una mano, nonostante le difficoltà fisiche che aveva», aggiunge l’esponente di PaP.

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