Lunedì 10 giugno alle 20 al Nuovo Cinema Nosadella verrà proiettato il docu-film “Vale l’ultimo incontro” dei registi Teresa Sala e Stefano Zoja che racconta la storia della vita di Valeria Imbrogno, la ex compagna di Fabio Antoniani, dj Fabo. L’evento, lanciato dalla cellula bolognese dell’Associazione Luca Coscioni, mira a far conoscere il documentario e la storia di Valeria, per sensibilizzare sul tema del suicidio assistito. La serata sarà anche un modo per parlare delle ultime novità in ambito giuridico, che riguardano in particolare l’Emilia Romagna.
C’è necessità di tempi certi per il suicidio assistito
Valeria Imbrogno è stata la compagna di Dj Fabo e con lui si è battuta fino alla fine per consentirgli di accedere al suicidio assistito. Dj Fabo è morto in Svizzera nel 2017 grazie alla disobbedienza civile di Marco Cappato. Valeria però è anche tanto altro: una pugile professionista, una psicologa e oggi la responsabile del numero bianco dell’Associazione Luca Coscioni. Il documentario che l’associazione presenta lunedì al Nuovo Cinema Nosadella prova a raccontare la sua vita, ricca di sfide, da quella di assistenza al compagno fino al suicidio del padre, passando per la boxe.
«È una bella storia che penso valga la pena di conoscere, sarà presente Valeria che non si sottrarrà di certo a domande» spiega Iole Benetello, avvocata e coordinatrice della cellula bolognese dell’Associazione Luca Coscioni. La serata vedrà inoltre la presenza dei registi del documentario Sala e Zojia, oltre che degli altri due avvocati e coordinatori della cellula bolognese, Cecilia Piazza e Nicolò Compostella.
«In Emilia Romagna abbiamo raccolto delle firme per la proposta di legge regionale che ha come obiettivo normare le modalità di accesso al suicidio assistito, proprio alla luce della sentenza della Corte Costituzionale» dice Benetello riferendosi alla sentenza numero 242 del 2019.
«Il problema è che le tempistiche per il nulla osta necessario alle pratiche per il sudicio assistito non sono normate e si rischia di dover aspettare anche due anni come nel caso di Federico Carboni nelle Marche» continua la giurista.
«Chiediamo che la regione adotti un disciplinare che disponga un tempo massimo di 20 giorni tra la richiesta di accesso e la valutazione» ma la questione non è politicamente semplice, tant’è vero che la proposta di legge è rimasta ferma in commissione, poi è approdata in Aula in Assemblea legislativa e ora è tornata in commissione e attende risvolti. Nel frattempo l’Emilia Romagna con una delibera di giunta ha tentato di normare l’accesso alla pratica del suicidio, ma la delibera è stata impugnata e per ora i pazienti rimangono senza risposte certe.
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