Il Tpo denuncia che negli scontri di ieri la polizia ha messo in atto una repressione come a Genova 2001, con persone prese, picchiate e insultate per 4 ore.

Fabiano Di Berardino, l’attivista del Tpo ferito ieri negli scontri in Val di Susa, non sta bene. Ha la testa rotta, il setto nasale e un polso fratturato, lividi su tutto il corpo e dovrà essere operato a Torino nei prossimi giorni. È Meco, al secolo Domenico Mucignat, anch’egli del Tpo a raccontare lo stato di salute del compagno.
“È stato preso durante una carica della polizia e tenuto al sole, senza nemmeno un po’ d’acqua, per 4 o 5 ore, in cui ha ricevuto percosse, insulti, sputi e gli hanno tirato addosso un bicchiere di piscio”.

Stando alle parole dell’attivista, non ha ragione d’essere il plauso del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alle forze dell’ordine. Il centro sociale infatti denuncia che polizia, carabinieri ed esercito hanno adottato gli stessi metodi di Bolzaneto e della Scuola Diaz durante la violenta repressione del movimento No Global al G8 di Genova 2001.
“A Fabiano hanno rotto il naso con un tubo di ferro – racconta Meco – mentre era steso sulla brandina e non durante gli scontri“. Lo stesso, sempre secondo l’attivista, hanno fatto a molti altri ragazzi, sbattuti contro le camionette e pestati da quattro o cinque agenti.

In Val di Susa, poi, non c’erano i famigerati black-block evocati dai principali mezzi di informazione italiani, ma cittadini del luogo e simpatizzanti venuti da altre città. Solo grazie all’esperienza dei valsusini, inoltre, è stato possibile abbandonare la cortina di lacrimogeni, “sparati anche ad altezza d’uomo”, e fuggire lungo i sentieri del bosco.

Meco, infine, fa una previsione su cosa succederà ora. “I movimenti in questi anni hanno imparato molte cose. Non conoscevo la Val di Susa e ho trovato una popolazione determinata. Non credo che riusciranno mai a costruire la Tav”.

Ascolta l’intervista.