Comunità lgbt e società civile scendono in piazza, domani, per chiedere l’approvazione della legge sulle unioni civili. I nodi sul ddl Cirinnà sembrano essere costituzionalità e genitorialità, ma per il presidente del Cassero, Vincenzo Branà, sono in corso giochi politici e tentativi di formare maggioranze diverse, inducendo Sel e M5S a non votare la legge qualora fosse introdotto l’emendamento Dalla Zuanna, che chiede carcere e confisca dei figli in caso di maternità surrogata.

Unioni Civili: il cassero in piazza per il Sì al DDL Cirinnà

Saranno tante sveglie sincronizzate a suonare l’ora della civiltà nel nostro Paese. È in questo modo che le comunità lgbt, insieme a tanti cittadini ed associazioni, hanno deciso di scendere in piazza domani pomeriggio in tante città italiane ed europee. A Bologna l’appuntamento è alle 15.30 in piazza Nettuno.
È ora di essere civili, fai il primo passo verso l’uguaglianza” dice il manifesto dell’iniziativa, che è stata promossa con l’hashtag #svegliatitalia.
La richiesta, ovviamente, è l’approvazione della legge sulle unioni civili, che negli ultimi giorni è finita al centro di una contesa che ha un sapore molto politico.

Due sono i nodi principali che sembrano intralciare il percorso del ddl Cirinnà verso l’approvazione: i dubbi sulla sua costituzionalità e l’articolo 5 che disciplina la materia della genitorialità nelle unioni civili.
“Le continue modifiche che il testo ha ricevuto – ricorda ai nostri microfoni Vincenzo Branà, presidente del Cassero di Bologna – sono servite proprio a distinguere le unioni civili dal matrimonio. C’è stata una lunghissima discussione e pensavamo di poter dire che i dubbi fossero stati risolti in commissione”.
Se esistesso davvero dei problemi sulla costituzionalità della legge – cosa che molti giuristi hanno escluso – il presidente del Cassero osserva che in molti casi si è messo mano alla Costituzione per aggiornarla.

È sul terreno della genitorialità, però, che si gioca la partita più dura. Il problema sembra tutto interno al Partito Democratico e riguarda la stepchild adoption, la possibilità di adottare il figlio naturale del partner. Qualcuno teme che possa rappresentare la porta di accesso alla maternità surrogata, il cosiddetto utero in affitto o gravidanza per altri, al punto che il senatore Pd Gianpiero Dalla Zuanna ha annunciato la presentazione di un emendamento che prevederebbe addirittura il carcere, la confisca del figlio e la possibilità di perseguire il reato anche se compiuto all’estero.

“Ferisce molto – lamenta Branà – che a presentare l’emendamento sia un senatore di un partito con una certa storia, che è stato addirittura a casa di una famiglia arcobaleno e che abbia pensato che il loro figlio dovesse essere tolto alla famiglia”.
Qualora l’emendamento dovesse essere accettato, inoltre, sarebbe il primo caso di una legge per dare diritti che prevede la galera.

“Così com’è strutturato – osserva il presidente del Cassero – quell’emendamento però non sembra voler introdurre un reale divieto. Sembra piuttosto un messaggio politico al segretario del partito, un gioco di scambi e posizionamenti“.
Non solo: per Branà ci potrebbe essere anche la volontà di formare una nuova maggioranza politica, costringendo Sel o M5S a non votare una legge che introduce una misura del genere e spostare l’asse più a destra. La nomina di uomini di Verdini a vicepresidenti di tre commissioni parlamentari, avvenuta ieri, confermerebbe questa ipotesi.