Immaginare una vita libera dalla schiavitù del lavoro è una costante nel pensiero politico di sinistra. Già lo desideravano i futuristi russi, poi lo ha ribadito il movimento del ’77 e, negli anni ’90, l’immaginario è stato costruito dal movimento accelerazionista, sbarcato anche in Italia nel 2016.
Sabato 13 gennaio la sinistra accelerazionista italiana si dà appuntamento a Bologna, per un incontro nella sede dell’Università in via Zamboni 38 dal titolo emblematico: “Una vita in vacanza”.

L’accelerazionismo italiano si ritrova a Bologna per lottare per “Una vita in vacanza”

Il titolo dell’iniziativa, che è anche quello di una canzone de Lo Stato Sociale, è una provocazione che sintetizza l’obiettivo del movimento accelerazionista, da ottenere attraverso la piena automazione.
L’incontro non si svolgerà in un giorno casuale. Il 13 gennaio del 2017, infatti, si toglieva la vita Mark Fisher, il pensatore che ha brillantemente spiegato, nel suo “Realismo capitalista”, perché non riusciamo a immaginare la fine del capitalismo.

La lunga giornata dell’accelerazionismo comincerà alle 10.00 con un’assemblea intitolata “A che punto siamo?“. Alle 14.00, invece, si discuterà del “Programma per una politica accelerazionista“. Due ore più tardi, invece, si svolgerà un “Laboratorio iperstizionale numogrammatico“, mentre alle 18.00 le fila verranno tirate nel momento intitolato “Pratiche comuniste di lusso“.
La giornata si concluderà con la socialità e lo svago a suon di “Tekno libidinale dal futuro“, dalle ore 21.00.

È Davide Dibitonto, ai nostri microfoni, a spiegare il senso dell’iniziativa e gli assi portanti dell’accelerazionismo. Un movimento che non inventa nulla ma che, come abbiamo visto, eredita dal passato la medesima voglia di liberare l’uomo dal lavoro. Ciò che però fa la sinistra accelerazionista è riflettere su come costruire un’alternativa al capitalismo che ci opprime, come realizzare un immaginario diverso che, attraverso la piena automazione, consenta alle persone di inseguire la felicità.

ASCOLTA L’INTERVISTA A DAVIDE DIBITONTO: