Festival, campagne, contributi economici e manifestazioni. A Bologna e in Emilia-Romagna la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza alle donne viene celebrata in molti modi e con impegni che sembrano prendere di petto e sul serio il fenomeno, che durante la pandemia ha registrato un ulteriore picco. E se secondo una ricerca dell’Unione Europea il nostro territorio è il primo in Italia per la condizione femminile, i frequenti casi di femminicidio e di altre forme di violenza indicano che c’è ancora tanto da fare.

Violenza alle donne, i dati dell’Emilia-Romagna

Proprio oggi in Regione è stato presentato il Rapporto 2021 dell’Osservatorio regionale sulla violenza di genere, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza alle donne di domani. Dati che fanno riferimento soprattutto ai momenti più importanti della pandemia, soprattutto in riferimento ai due lockdown: l’intero 2020 e il primo semestre del 2021. Dati che non possono non essere interpretati nell’ottica della convivenza forzata con il proprio maltrattatore, in cui si sono ritrovare molte donne. Da un lato è calato il numero delle donne che ha contattato un Centro antiviolenza (-18,5%), passando dalle 5.662 del 2019 alle 4.614 del 2020; dall’altro è aumentato quello delle chiamate al numero verde antiviolenza 1522 (+43%): 1.606 del 2020 contro le 1.125 del 2019. Un dato che addirittura raddoppia se si aggiungono le 913 telefonate da parte di vittime di violenza e stalking: un aumento dell’86%.

Tendenze che sono state confermate anche dalle prime anticipazioni del primo semestre dell’anno corrente: sono 520 telefonate da vittime di violenza o stalking, il 107% in più rispetto al 2019. Aumentano leggermente, inoltre, le richieste di accoglienza, mentre diminuiscono quelle di ospitalità: «Sappiamo bene cosa è successo dopo – ha sottolineato stamattina Magnami Cristina – sappiamo bene che la scorsa settimana ci sono stati 5 femminicidi. Sono dati allarmanti, perché le donne hanno bisogno di avere fiducia nel sistema: hanno bisogno di avere speranza». Proprio per questo servono maggiori e nuove politiche, di prevenzione e protezione: l’intervento dev’essere strutturale, a «360 gradi».

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La campagna “a chat” della Regione contro la violenza alle donne

Sul versante della comunicazione, la Regione Emilia-Romagna ha lanciato una campagna massiva per il contrasto alla violenza di genere. Su bus, bacheche, radio e giornali è possibile trovare messaggi che viale Aldo Moro ha pensato per incrementare la consapevolezza del fenomeno e fornire gli strumenti per chiedere aiuto.
«Abbiamo voluto mettere in piedi una campagna di informazione che colpisca, che possa essere leggibile anche dalle donne più giovani, ma anche dai ragazzi e dagli uomini», spiega ai nostri microfoni Barbara Lori, assessora regionale alle Pari Opportunità.

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Nella sua parte grafica, la campagna raffigura diverse chat WhatsApp in cui vengono spiegate le diverse forme di violenza. Accanto al femminicidio, che è la forma più grave, esistono infatti la violenza fisica, quella sessuale, quella economica e quella psicologica che le donne subiscono.
La scelta di veicolare il messaggio attraverso l’immagine di una chat è dettata dalla volontà di rappresentare uno strumento di utilizzo quotidiano, con l’intenzione anche di raggiungere un target giovane fatto di ragazze, ma anche di ragazzi.

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Il Comune di Bologna raddoppia i fondi per i centri antiviolenza

Nel 2022 il Comune di Bologna raddoppierà i fondi per le azioni di contrasto alla violenza sulle donne. Lo ha annunciato ieri la vicesindaca Emily Clancy, spiegando che attualmente il contributo diretto del Comune ammonta a 67 mila euro. L’Amministrazione ha deciso di prevedere ulteriori 100 mila euro con la variazione di bilancio di gennaio, più che raddoppiando così il proprio impegno, per sostenere con maggiore forza le attività per il contrasto alla violenza di genere su tutto il territorio metropolitano.
«Le azioni da intraprendere per la parità sono tante e impegnative – osserva Clancy – ma vorrei considerare questa come il segnale che le politiche per l’uguaglianza di genere sono tra le priorità della Giunta e tra i temi che, trasversalmente, attraverseranno l’intero programma di mandato».

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La cultura come strumento di contrasto alla violenza alle donne

A Bologna e provincia da anni la giornata del 25 novembre è accompagnata da iniziative culturali che puntano ad aumentare la consapevolezza e a fare prevenzione. Tra queste spicca senza dubbio il festival “La Violenza Illustrata” della Casa delle Donne di Bologna, giunto alla sedicesima edizione.
Per sedici giorni nel nostro territorio si svolgeranno una sessantina di eventi e, tra le iniziative messe in campo, ve ne sono alcune che puntano a rendere più inclusivi gli strumenti di supporto alle donne che vogliono liberarsi dalla violenza.
Il tema scelto per l’edizione 2021 del festival è “R(i)esistenze”, pensato per celebrare la capacità delle donne di resistere e reinventarsi.

Anche su tutto il territorio metropolitano si svolgeranno iniziative, circa un centinaio, che vedono anche l’inaugurazione di alcune “stanze rosa”, spazi istituzionali dislocati in Comuni della provincia dove le donne potranno chiedere aiuto, e la realizzazione di panchine rosse che simboleggiano la lotta alla violenza alle donne, come ha sottolineato Simona Lembi, che per la Città Metropolitana si occupa del Piano per l’Uguaglianza.

Non Una di Meno scende nuovamente in piazza

In vista della manifestazione nazionale, che si terrà a Roma sabato 27 novembre, e che dalla nostra città vedrà la partenza di ben 7 pullman, il movimento transfemminista Non Una di Meno scenderà in piazza anche a Bologna proprio domani, 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale. L’appuntamento del presidio a Bologna è alle 18.30 in Piazza del Nettuno.
«In Emilia-Romagna la scorsa settimana sono state uccise quattro donne per mano di compagni, mariti, ex partners, amanti, figli – scrive Non Una di Meno Bologna – Juana Cecilia Hazana Loayza, Elisa Mulas, Anna Bernardi e Milena Calanchi sono solo gli ultimi nomi che si aggiungono a una lista insopportabilmente lunga, che quest’anno conta più di cento femminicidi. Non è per troppo amore o a causa di raptus di follia, ma è l’ordinaria brutalità e la normalizzazione della violenza patriarcale e machista che innerva tutta la società.

Per il movimento transfemminista, la violenza che si manifesta nelle case viene riprodotta anche a livello istituzionale con misure emergenziali. «Un esempio è il nuovo piano governativo antiviolenza che, a un anno di distanza dalla scadenza del precedente piano, non è ancora operativo, mentre i Centri Antiviolenza femministi sono sempre più sotto attacco – continua il comunicato – I fondi stanziati sono insufficienti e i tempi di erogazione sono tornati ad allungarsi: di quelli previsti nel 2020 solo il 2% è stato assegnato. Nella stessa direzione si inserisce il “reddito di libertà”, che in nessun modo romperà il ricatto economico che obbliga molte donne e persone LGBT*QIA+, dipendenti da mariti e genitori/parenti, ad accettare la loro violenza pur di sopravvivere, ancora di più quando migranti senza un permesso di soggiorno”.

ASCOLTA L’INTERVISTA A GIORGIA DI NON UNA DI MENO BOLOGNA: