Il 22 aprile è partita ufficialmente la petizione di iniziativa popolare nella regione Emilia-Romagna per fermare il processo di autonomia differenziata che sta interessando in primis proprio la nostra regione, e poi, su livello nazionale, anche altre realtà tra cui il Veneto e la Lombardia. La raccolta firme, momentaneamente, avverrà tramite documento online disponibile sulla pagina Facebook “No Autonomia Differenziata Comitato Emilia-Romagna“, e in un secondo momento, quando cioè la situazione sanitaria lo renderà possibile, con dei banchetti nelle piazze delle città.

Le ragioni del Comitato per la petizione popolare

La petizione ha, innanzitutto, il compito di attivare un dibattito per un’adeguata informazione della cittadinanza intorno alla materia dell’autonomia differenziata, avviata dalla giunta Bonaccini dietro indicazione del consiglio regionale all’epoca del governo Gentiloni, attraverso le procedure specificate dall’articolo 116 comma 3 della costituzione, la cosiddetta riforma Bassanini.

Secondo il comitato, tale autonomia, se portata a compimento, avrebbe le potenzialità di disgregare l’unità nazionale, poiché creerebbe diversi sistemi legislativi su tutto il territorio italiano, e che sarebbero del tutto slegati gli uni dagli altri. Il risultato sarebbe “l’Italia delle repubblichette“, in cui ciascuna di esse otterrebbe poteri in materie nodali quali salute, scuola, ricerche scientifiche, infrastrutture, rapporti con l’Unione Europea, beni e attività culturali e protezione civile, e tanto altro, con ripercussioni sui diritti fondamentali dei cittadini.

«Queste competenze non devono essere sottratte alla potestà legislativa dello Stato- dichiara Maria Longo, componente del comitato che ha proposto la petizione – lo Stato è l’unico a poter garantire uniformità di trattamento, e ad avere il potere e il dovere di rimuovere gli ostacoli alle disuguaglianze, così come specificato dall’articolo 3 della costituzione». Secondo il comitato, appunto, togliere questa potestà per trasferirla alle regioni garantirebbe l’effetto contrario, ossia quello di imporre effetti distintivi sul territorio nazionale.

Come prova di questa affermazione il Comitato porta il caso della pandemia, il cui trattamento differenziato condotto nelle diverse realtà locali in materia di sanità, ha influito in modo grave sulla gestione delle risorse e sull’organizzazione delle strutture, andando a danneggiare di conseguenza i diritti dei cittadini. Con l’autonomia differenziata questo risultato si amplierebbe su tutte le altre competenze che le regioni sottrarrebbero allo Stato, con danni notevoli per l’intera Italia.

«Chiediamo, alla Presidenza del Consiglio che ha dato mandato alla giunta, di ridiscutere e di revocare la proposta di autonomia». La pretesa che la proposta avanzata dalla regione sia meno grave rispetto a quella, per esempio di Veneto e Lombardia, è infondata a parere del Comitato perché, anche se le materie interessate dalla nostra regione sono minori non sono comunque meno importanti. «Alle istituzioni nazionali chiediamo invece di intervenire sulla costituzione, al titolo V, per abrogare la riforma Bassanini» termina infine Longo, specificando l’assoluta necessità di rivedere quei punti in cui si definiscono le competenze tra Stato e autonomie locali, nel rispetto dell’indirizzo e nel coordinamento dei vari interventi territoriali.

Luca Meneghini

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