Bologna, Ai 300 Scalini, ore 11:30 Jazz Brunch Carlo Atti Trio “So Long Steve” Carlo Atti, sax tenore;  Stefano Dellaporta, contrabbasso; Andrea Grillini, batteria – Bologna, Camera Jazz & Music Club, ore 21:45 Trio Rope Fabrizio Puglisi, pianoforte; Stefano Senni, contrabbasso; Zeno De Rossi, batteria – PREMIO MASSIMO MUTTI Per il nono anno consecutivo, contestualmente all’attività del Bologna Jazz Festival, l’Associazione Culturale Bologna in Musica, con il contributo della Fondazione Del Monte di Bologna e Ravenna, realizza il progetto didattico dedicato al ricordo di Massimo Mutti. A partire da domenica 31 ottobre e fino a giovedì 4 novembre, presso il Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna, avrà luogo il workshop di tecniche d’improvvisazione riservato agli allievi del Conservatorio “G. B. Martini” di Bologna e del Liceo Musicale “L. Dalla” di Bologna. Il workshop si concluderà con il saggio finale in forma di concerto la sera di giovedì 4 novembre, sempre presso il Museo internazionale e biblioteca della musica.

Carlo Atti musicista dotato di un’eloquenza elegante e raffinata, in un discorso musicale in cui ognuna delle sue note ha un peso, una profondità ed una sensibilità che la rendono essenziale in seno a un discorso melodico ineccepibile in quanto ad equilibrio, finezza e articolazione. In seguito alle fruttuose collaborazioni con Massimo Urbani (col quale registra nel 1988 Urlo edito da Elicona), Larry Nocella e Sal Nistico, lo troviamo durante il quadriennio 1987-1990 in numerose rassegne di jazz di significativa importanza tra le quali Umbria Jazz dove, con la formazione Atti-Tamburini-Odorici-Cazzola-Vaggi-Tonolo, (Nuovo Sestetto Italiano) ottiene il premio Four Roses. Al fianco di Steve Grossman prende parte al concerto di apertura della Biennale dei Giovani Artisti d’Europa a Marsiglia nel 1990. Al 21 maggio 1991 è da ricondursi la presentazione ufficiale del suo esordio discografico in qualità di leader, testimoniato dal CD intitolato Straight Ahead al quale partecipa il pianista canadese Fred Henke. L’anno successivo, novembre 1995, sancisce la prima esibizione in assoluto di un gruppo italiano presso il celebre Ronnie Scott’s Club di Londra: Carlo Atti, Roberto Rossi, Andrea Pozza, Ares Tavolazzi, Ellade Bandini. Un quintetto che verrà riproposto successivamente in occasione del Festival di Ivrea. Nel febbraio 1996 lo troviamo alla Cantina Bentivoglio di Bologna al fianco di Bob Mover. Nel novembre 1996, Atti si esibisce al Ridotto del Teatro Comunale di Ferrara, nell’ambito della rassegna Invito al Jazz, con Hal Galper, Jeff Johnson e Steve Ellington. La stessa formazione, nel gennaio 1997, darà vita a Sweet Beat Blues, un CD edito dalla celebre Red Records di Milano. Da agosto a novembre 1998 e da ottobre a Dicembre ’99 Atti è a New York dove ha l’occasione di confrontarsi con musicisti di fama internazionale e di farsi apprezzare al fianco di Bill Saxton al St.Nick’s dal “popolo” di Harlem. Nelle estati 2000 e 2001 suona in occasione del prestigioso Festival Jazz & Image in Villa Celimontana a Roma.Nel 2001 Carlo Atti viene indicato dal sito Ciao jazz come miglior musicista italiano della stagione. Il riconoscimento e la consegna del premio Ciao jazz sono avvenuti nel corso di Modena Jazz 2002. Dal 15 al 17 ottobre suona al Abu Dhabi International jazz Festival 2003 (UAE) con il quintetto di Bobby Durham.

Fabrizio Puglisi Pianista, compositore ed improvvisatore, si laurea con lode al DAMS di Bologna con una tesi su Cecil Taylor. Dal 1997 al 2003  si è stabilito per lunghi periodi ad Amsterdam dove ha collaborato con alcuni musicisti della scena olandese come Tristan Honsinger, Han Bennink, Ab Baars, Sean Bergin, Ernst Reijseger, Tobias Delius e la big band Tetzepi. Ha collaborato tra gli altri con Louis Sclavis, Lester Bowie, Don Moye, David Murray, Hamid Drake, John Zorn, Steve Lacy, Don Byron, Butch Morris, William Parker, Kenny Wheeler, Enrico Rava, Rob Mazurek, George Russell, David Liebman, Ronnie Cuber, Ray Mantilla, Irian Lopez Rodriguez, Michel Godard, Marc Ribot, Deus Ex Machina, Alvin Curran, Philip Corner, Mark Dresser, Paolo Fresu, Flavio Boltro, Steve Grossman, Sal Nistico, John De Leo, Cristina Zavalloni, Gianluca Petrella, Italian Instabile Orchestra, Keith Tippett, Gunter “Baby” Sommer e Alfio Antico. Si è esibito in Festival in USA, Canada, Europa, Africa, Turchia, India, Georgia, Messico ed ha inciso più di 40 cd per etichette europee ed americane. E’ stato più volte ospite nei programmi di RAI Radiotre (Invenzioni a due voci, Radiotre Suite, Battiti, I Concerti del Quirinale). Membro storico del Collettivo Bassesfere, da sempre ama sconfinare nei territori di altri linguaggi artistici interagendo con la danza e le coreografie di Giorgio Rossi, Ambra Senatore, Barbara Toma, Emma Scialfa, Marius Moguiba, Hisako Horikawa, Karamba Mane o collaborando con attori (Elena Bucci), giornalisti (con Marco Travaglio nello spettacolo teatrale “Promemoria”), scrittori (Wu Ming 1, Stefano Tassinari)), poeti, registi (Enrico Masi, Caucaso) ed artisti visivi. Insegna Pianoforte Jazz al Conservatorio “Frescobaldi” di Ferrara e alla Siena Jazz University

I Miti del Jazz

Julius Hemphill compositore jazz e sassofonista. Si è esibito principalmente al sassofono contralto, meno spesso al sassofono soprano e tenore e al flauto. Hemphill è nato a Fort Worth, in Texas e ha frequentato la I.M. Terrell High School (come ha fatto Ornette Coleman). Ha studiato clarinetto con John Carter, un altro alunno di I.M. Terrell, prima di imparare il sassofono. Gerry Mulligan è stata una delle prime influenze. Ha studiato musica al North Texas State College. Hemphill si arruolò nell’esercito degli Stati Uniti nel 1964 e prestò servizio per diversi anni nella banda dell’esercito degli Stati Uniti. In seguito si è esibito con Ike Turner per un breve periodo. Nel 1968, Hemphill si trasferisce a St. Louis, Missouri, e co-fonda il Black Artists’ Group (BAG), un collettivo artistico multidisciplinare che lo mette in contatto con artisti come i sassofonisti Oliver Lake e Hamiet Bluiett, i trombettisti Baikida Carroll e Floyd. LeFlore e lo scrittore/regista Malinke Robert Elliott. Hemphill si trasferì a New York a metà degli anni ’70 ed era attivo nell’allora fiorente comunità del free jazz. Ha dato lezioni di sassofono a numerosi musicisti, tra cui David Sanborn e Tim Berne. Hemphill era probabilmente meglio conosciuto come il fondatore del World Saxophone Quartet, un gruppo che ha formato nel 1976, dopo aver collaborato con Anthony Braxton in diversi ensemble di soli sassofoni.[6] Hemphill lasciò il World Saxophone Quartet nei primi anni ’90 e formò un quintetto di sassofoni. Hemphill ha registrato oltre venti album come leader, una decina di dischi con il World Saxophone Quartet e registrato o eseguito con Björk, Bill Frisell, Anthony Braxton e altri. Verso la fine della sua vita, problemi di salute (inclusi diabete e chirurgia cardiaca) costrinsero Hemphill a smettere di suonare il sassofono, ma continuò a scrivere musica fino alla sua morte a New York City. Il suo sestetto di sassofoni, guidato da Marty Ehrlich, pubblicò anche diversi album di musica di Hemphill, ma senza che Hemphill suonasse. Il più recente si intitola The Hard Blues, registrato dal vivo a Lisbona dopo la morte per diabete di Hemphill. Una fonte di informazioni sulla vita e la musica di Hemphill è un’intervista di storia orale di più ore che ha condotto per la Smithsonian Institution nel marzo e nell’aprile 1994, e che si tiene presso l’Archives Center del National Museum of American History a Washington, D.C.