La guerra in Ucraina, la guerra a Gaza, le tensioni tra Israele e Iran. E poi ancora: il presidente francese Emmanuel Macron che ci dice di prepararci alla guerra, la leva obbligatoria che si riaffaccia in Europa, la corsa generalizzata al riarmo. Fino alle dichiarazioni del presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, che sostiene che è la Nato ad aver garantito la pace per decenni.
I venti bellici soffiano ormai incontrastati, trascinando il mondo verso il baratro di un’escalation che si potrebbe trasformare nella terza guerra mondiale.

Obiezione alla guerra, una campagna del Movimento Nonviolento

Per opporsi a tutto ciò, il Movimento Nonviolento ha lanciato una campagna di obiezione di coscienza alla guerra, invitando tutte e tutti a manifestare fin da subito la propria indisponibilità alla chiamata alle armi.
Grazie a un form da compilare online o da stampare e da inviare al presidente della Repubblica, alla presidente del Consiglio dei Ministri, al ministro della Difesa e al capo di Stato Maggiore, giovani o adulti, uomini e donne possono esplicitare con atto formale la loro dissociazione totale dai venti di guerra, dal rischio di una mobilitazione militare che coinvolga anche l’Europa e il pericolo del ripristino della leva anche nel nostro paese.

«Chiediamo di essere iscritti in un albo degli obiettori di coscienza alla guerra», sottolinea ai nostri microfoni Mao Valpiana, referente del Movimento Nonviolento.
“Dichiaro fin da questo momento, con atto formale, la mia obiezione di coscienza alla guerra e alla sua preparazione – si legge nel form della campagna – Non sono disponibile in alcun modo a nessuna chiamata alla armi”.
«Purtroppo la pace è un pensiero complesso, mentre la guerra è un pensiero binario: vincere o perdere, fare la guerra o arrendersi – continua Valpiana – Noi siamo convinti che per avere la pace bisogna preparare la pace».

Nonostante un’informazione sempre più in mano a una propaganda bellica e nonostante le politiche scellerate che i leader mondiali intraprendono spingendo sempre più il mondo verso il baratro, l’opinione pubblica, ancora oggi, non vuole la guerra, è contro l’invio di armi, desidera politiche di pace, come rivelano diversi sondaggi.
Per questo è necessario che i pacifisti «alzino il tiro» ed esercitino forme di pressione verso le istituzioni dei propri Paesi per ottenere un cambio radicale delle politiche e tornare indietro dalla regressione e involuzione cui sembrano sottoposte le relazioni internazionali.

ASCOLTA L’INTERVISTA A MAO VALPIANA: