Il 18 luglio 1934, a Venezia, in Campo San Trovaso, nell’ambito della Biennale, si svolse una favolosa prima assoluta (con 3 repliche successive e ripresentato pure l’anno seguente), di grande eco sia a livello nazionale che internazionale, d’un grandioso allestimento all’aperto della commedia shakespeariana “Il mercante di Venezia”, per la regia teatrale di Max Reinhardt e con le musiche di scena composte da Victor De Sabata (1892-1967), attualmente più noto come grandissimo direttore d’orchestra che come compositore, nonostante gli esiti altrettanto rimarchevoli.

Ultima composizione originale di De Sabata, per via della crescente attività direttoriale, queste musiche di scena in 15 numeri, o meglio, affreschi musicali (per dirla con l’autore), in onda nella puntata di giovedì 23, vennero create fra il settembre ed il dicembre del ’33, pur se la loro stesura si concluse effettivamente il 25 giugno del ’34 (e proprio in quell’anno nacque in casa De Sabata la figlia Eliana, secondogenita, futura annunciatrice Rai e moglie del direttore Aldo Ceccato, nato anch’egli nel medesimo anno).

Due parole, in generale, per far comprendere la funzione delle musiche di scena in ambito teatrale: sono praticamente le antenate delle colonne sonore cinematografiche, svolgendo una funzione assai simile se non addirittura quasi identica, venendo però nella maggior parte dei casi eseguite dal vivo, anzichè essere registrate in studio.

Tornando allo spettacolo summenzionato, va sottolineato l’impiego d’un impianto d’illuminazione particolarmente all’avanguardia per l’epoca, inoltre le facciate dei palazzi  e la piazza di Campo San Trovaso vennero praticamente ridisegnate per l’occasione, al fine di fornire la migliore scenografia naturale allo svolgimento della vicenda. Ma non basta, venne persino costruita appositamente una piattaforma galleggiante sul Rio degli Ognissanti, per ospitare i complessi corali ed orchestrali del Teatro La Fenice diretti dall’autore, completamente nascosti alla vista del pubblico.

Aggiungiamoci la collocazione di singoli musicisti in angoli opposti della scena, o la presenza di piccoli complessi strumentali direttamente sul palcoscenico, il singolare connubio della musica con gli stessi rumori di scena in perfetta sintonia con la concezione registica e ci si può ben immaginare i particolari effetti di spazializzazione ottenuti, la qual cosa non mancò di sorprendere gli spettatori di allora, con la musica che si dipanava tra i gruppi, le danze ed i canti, con gli “Affreschi Musicali”  cantati e suonati dai componenti invisibili del coro e della grande orchestra.

Per questa splendida partitura, De Sabata, dimostrandosi ancora una volta particolarmente geniale e fantasioso nell’utilizzo di tutte le possibili risorse timbriche ed espressive date dall’ampio organico impiegato, adattò musiche veneziane del 15° e 16° secolo, rintracciate negli archivi locali; inoltre, per l’episodio corale posto all’inizio e verso la fine della partitura, viene utilizzato un testo in dialetto veneziano, “O luna ti xe stanote bionda”. Lo stile del compositore, pur con vaghi rimandi raveliani, respighiani e pucciniani, si rivela anche in questo caso di particolare originalità.

Si pensava che questo lavoro, mai più eseguito dopo questa occasione, fosse andato irrimediabilmente distrutto nell’incendio che colpì l’Archivio Ricordi a Milano, nel corso d’un bombardamento durante la seconda guerra mondiale. Invece, per fortuna, venne ritrovato nel 2008 ed inciso a Malaga nell’ottobre dello stesso anno, con i complessi corali ed orchestrali cittadini diretti da Aldo Ceccato, con Marco Berrini come maestro del coro. Il disco è uscito nel 2010 per l’etichetta La Bottega Discantica.

“Un tocco di classico” va in onda ogni giovedì alle ore 24, in streaming ed in fm 103.1 mhz.

—- Gabriele Evangelista —-