Lontano dai turgori e dalle fastosità delle classiche musiche da film hollywoodiane, in gran parte influenzate, almeno fino ad un certo periodo, dal sinfonismo tardoromantico di area austrotedesca (in virtù del fatto che molti di codesti compositori, erano transfughi dal nazismo ed in misura minore dallo stalinismo) esiste una modalità alternativa, più scarna e sintetica, assai poco incline alla spettacolarità, ma non meno incisiva ed atmosferica nel suo fondersi indelebilmente con l’immagine cinematografica, come si evincerà dall’operato del compositore scandinavo che m’accingo a presentarvi.

Herman Erik Nordgren, detto “Erik” (nato il 13 febbraio 1913 a Vasterhaninge, in Svezia e morto il 6 marzo 1992 a Sirekoepinge, nella contea di Malmoehus), compositore, arrangiatore e direttore d’orchestra, attivo non solo in ambito cinematografico (fu a capo dell’industria cinematografica svedese dal ’53 al ’67, autore di almeno una quarantina di colonne sonore fra il ’45 e l’81 – in realtà le assai caotiche notizie su di lui reperite in rete, oscillano fra le 40 e le 60 – ed almeno 13 di queste – anche qui le quote, a seconda delle fonti, oscillano fra le 13 e le 18 – sono state composte, tra il ’45 ed il ’61, per i film di Ingmar Bergman, col quale ebbe un proficuo sodalizio, tra cui “Sommaren med Monika”, ovvero “Monica ed il desiderio” del ’53, “Det sjunde inseglet”, ovvero “Il settimo sigillo” del ’57 e “Jungfrukaellan”, ovvero “La fontana della vergine del ’60), ma pure in quello della

musica da camera, sinfonica e, a partire dal ’60, elettronica. Dal ’67 al ’77, fu attivo anche come direttore d’orchestra, in seno alla Radio Svedese.

Oggetto della presente puntata, saranno quindi alcune delle musiche che Nordgren scrisse per i film di Ingmar Bergman, tratte dall’unico disco rintracciabile in commercio. Il direttore d’orchestra di questa incisione, il signor Adriano di Zurigo, singolarissima figura di musicista autodidatta ed artista poliedrico, al quale si devono parecchie scoperte in ambito musicale, compresi diversi lavori praticamente sconosciuti di Ottorino Respighi, ha realizzato lui stesso le partiture utilizzate per queste registrazioni, partendo direttamente dai manoscritti e dalle colonne sonore dei relativi film, quando accessibili, come spiegato dettagliatamente nel libretto del disco: “Agli inizi del ’91, contattai Erik Nordgren, chiedendogli se gli sarebbe piaciuto di veder realizzata una registrazione discografica di alcune delle sue musiche da film. Immediatamente, si dette alla ricerca delle partiture manoscritte. Nel ’93 ricevetti un’ampia serie di fotocopie, accompagnata da una lettera di Constanze Nordgren, recante le cattive notizie della morte di suo marito e della irreperibilità di alcune partiture, compresa quella per “Il settimo sigillo”. Nondimeno, la musica ricevuta era sufficiente per riempire un disco. Con questa registrazione, perciò, si conferisce un adeguato riconoscimento ad un compositore del quale non è praticamente disponibile alcunchè (situazione immutata a tutt’oggi, ndt), ed il cui contributo alla musica da film, merita considerazione ed approfondimento. Le presenti suites da concerto, sono state approntate partendo direttamente da partiture manoscritte e dalle tracce audio di copie dei film relativi, tranne che nel caso de “Il giardino dei piaceri” (o “Il giardino dell’Eden”), un film del quale non mi era possibile visionare alcuna copia. La sequenza dei movimenti nelle suites non corrisponde all’andamento cronologico delle trame dei film e tutti i titoli dei singoli brani, sono di mia invenzione. Alcuni singoli incisi sono stati allungati, tramite l’utilizzo di ripetizioni col da capo, oppure con musica estratta da incisi precedenti o successivi, o con brevi sezioni di collegamento appositamente composte, in particolare nei casi in cui questi frammenti risultavano troppo brevi od incompiuti. La parte delle percussioni, dal carattere improvvisatorio e talvolta non completamente riportata in partitura, di alcune marce, polche e galop, ha necessitato pur’essa di venire composta ex-novo. Due brani di particolare interesse, “Vino pericoloso” e “Truffa ed inganno”, in aggiunta ad alcune brevi sezioni, sono stati ricostruiti ed arrangiati direttamente dalla colonna sonora. Sono stati apportati dei ritocchi strumentali, soltanto nei casi dei summenzionati arrangiamenti. E’ ancora più interessante poter ascoltare per la prima volta, molti pezzi che Bergman stesso aveva scartato…”

Lo stile compositivo di Nordgren, perfettamente speculare all’atmosfera rarefatta dei film bergmaniani, più intimistico ed atmosferico, di una bellezza discreta ma non meno affascinante e coinvolgente, completamente alieno dai fasti hollywoodiani, così come del tutto diverso da quanto si faceva nel resto d’Europa, impiega sovente l’orchestra a ranghi ridotti, persino pochi strumenti od

addirittura strumenti singoli, come l’arpa, in certi brani, cosa che però non gli impedisce di possedere una ragguardevole ricchezza espressiva, un ampio ventaglio di climi psicologici, unito ad una evidente originalità. E’ uno di quei casi in cui, agendo per sottrazione, si perviene ad un potenziamento estremo della componente espressiva (mi viene da pensare, guarda caso, al Sibelius ed anche allo Shostakovich più tardo, ambedue i musicisti pervenendo alla più bruciante intensità espressiva proprio agendo in tale modo).

Ascolteremo quindi 4 suites da concerto appositamente realizzate per la presente incisione, tratte dalle musiche per altrettanti film di Ingmar Bergman (purtroppo non ci sarà il tempo materiale per mandare in onda la quinta ed ultima suite contenuta nel disco, quella tratta dalle musiche per “Il giardino dell’Eden”). Si comincerà, nell’ordine, da quella tratta dalle musiche per il film “Kvinnors vaentan” (“Donne in attesa” o “I segreti delle donne”, del ’52), su soggetto dello stesso Bergman e di Gun Grut, prodotto da Allan Ekelund, con Anita Bjoerk, Eva Dahlbeck, Maj-Britt Nilsson, Birger Malmstein e Gunnar Bjoernstrand (b/n, 107′), presentato l’anno dopo alla Mostra di Venezia, ma distribuito in Italia soltanto nel ’60. Gruppo di donne in un interno, lo si potrebbe definire viscontianamente parlando, che, in attesa dell’arrivo dei rispettivi mariti, tutti fratelli fra loro, si raccontano le proprie esperienze di vita vissuta, ora lievi, ora drammatiche.

Si prosegue con “Sommarnattens leende” (“Sorrisi di una notte d’estate” – ’55), commedia sentimentale (b/n, 108′) su soggetto e sceneggiatura dello stesso Bergman, prodotta da Allan Ekelund, con Eva Dahlbeck, Gunnar Bjoernstand, Bibi Andersson, Harriet Andersson ed Ulla Jacobson, presentato al 9° Festival di Cannes, dove vinse un premio per “l’umorismo poetico”. E’ una sorta di caotico, capriccioso, convulso girotondo sentimentale, con più di un riferimento al “Sogno di una notte di mezza estate” shakespeariano.

Si continua con il titolo forse più celebre del gruppo, “Smulltronstaellet” (“Il posto delle fragole” – ’57), dramma sentimentale (b/n, 93′), sempre su soggetto e sceneggiatura del regista, sempre col medesimo produttore, con Vjctor Sjoestroem, Bibi Andersson, Ingrid Thulin, Max von Sydow, Gunnar Bjoernstand. Questo fim vinse numerosi premi dalla critica, tra cui l’Orso d’Oro al Festival di Berlino ed il Premio della Critica a Venezia. Il posto delle fragole, ossia il luogo che ci rimanda alla nostra infanzia, alla freschezza, all’innocenza perduta, ove ci possiamo rispecchiare per quello che nel frattempo siamo divenuti, alla ricerca di una sofferta riconciliazione con sè stessi ed il mondo che ci circonda (anch’io, nel mio piccolo, l’ho avuto, letteralmente, un “posto delle fragole”, peccato che, a differenza del protagonista del film, non vi possa più far ritorno).

In conclusione, la suite da “Ansiktet” (“Il volto” – ’58), film drammatico (b/n, 107′), medesima faccenda per quel che concerne soggetto, sceneggiatura, regia e produzione, con Max von Sydow, Ingrid Thulin, Gunnar Bjoernstrand, Bibi Andersson ed Erland Josephson. Candidato al Leone d’Oro, ottenne nel ’59, il premio speciale della giuria alla Mostra di Venezia, ed il Premio Pasinetti come miglior film della rassegna, dai giornalisti. E’ una tormentata riflessione sul ruolo del doppio, nella quale gli interrogativi, rimangono volutamente irrisolti, come tipico del regista (musicalmente mi fa pensare a “The unanswered question” di Charles Ives ed a “Three questions with two answers” di Luigi Dallapiccola).”

“Postludio: il signor Adriano di Zurigo, noto col solo nome di battesimo, direttore d’orchestra ed arrangiatore del presente disco, ha rappresentato veramente una singolare figura di artista poliedrico (sarebbe anche compositore e disegnatore), dedito incessantemente alla riesumazione del repertorio più desueto, se non totalmente sconosciuto ed a lui si debbono, senz’altro, tantissime riscoperte di composizioni altrimenti destinate all’oblio più totale, come fortunatamente dimostrato da una nutrita serie d’incisioni discografiche, effettuate soprattutto per le etichette Marco Polo e Naxos. Parlo di lui al passato, in quanto sono almeno un paio di lustri che non si hanno notizie di sue esibizioni pubbliche, nè tantomeno incisioni. Parecchio tempo fa, andai a vedere il suo sito internet, constatando che non era aggiornato da un bel po’; provai comunque ad inviargli un messaggio, non ottenendo alcuna risposta da parte sua. Tutto questo mi fa presumere che sia defunto, non essendo di alcun aiuto i cenni biografici contenuti nei libretti dei dischi Naxos, riedizioni recenti delle sue incisioni degli anni ’90, per la Marco Polo. Anche dal sito della stessa Naxos, nessun apporto in tal senso, così come ulteriori ricerche in rete effettuate in questi giorni, non hanno sortito alcun esito. Se le cose stanno come temo, veramente un gran peccato!”

Gabriele Evangelista