Un ex enfant terrible della musica colta anglosassone (divenuto successivamente perfino musicista di corte), forse il più importante della sua generazione, relativamente noto anche qui in Italia, dove si è pure esibito in veste di direttore d’orchestra, oltre ad aver composto dei brani da camera per una coppia di fratelli musicisti nostrani e deceduto in anni recenti, alle prese con un paio di film realizzati da un regista notoriamente trasgressivo ed anticonvenzionale, a rischio perenne di censura, all’inizio degli anni ’70 del secolo scorso.
Sir Peter Maxwell Davies (1934-2016), compositore, direttore e pianista, è universalmente riconosciuto come uno dei maggiori compositori della scena musicale mondiale, vissuto in gran parte sull’arcipelago delle Isole Orcadi, al largo della costa settentrionale della Scozia, dove ha creato la maggior parte dei suoi lavori, istituendovi anche un festival musicale. Pur essendo caratterizzato da un certo eclettismo stilistico, il suo linguaggio musicale mantiene costantemente una comunicativa intensa e diretta, nonostante la sua eterogeneità, quale che sia il genere affrontato.
Autore di musica sinfonica, operistica, ballettistica, di scena, cameristica (tra cui una decina di quartetti per archi, unico caso, assieme alla terza sinfonia di Josè Serebrier, di lavori appositamente commissionati da una casa discografica, la Naxos), vocale e strumentale (tra cui alcuni lavori dedicati ai fratelli musicisti, Duccio e Mauro Ceccanti), si è cimentato pure in ambito cinematografico, come si evince dal paio di ascolti oggetto della presente puntata. Trattasi dei film “The boyfriend” (liberamente basato su un musical di Sandy Wilson) e “The devils” (tratto da “The devils of Loudun” di Aldous Huxley, racconto che ispirò anche il compositore polacco Krzystof Penderecki che ne trasse un’opera teatrale dal medesimo titolo), ambedue del ’71 e con la regia di Ken Russell. In ambo i casi, l’organico strumentale utilizzato è quello di un complesso da camera, ma mentre per quel che concerne “The boyfriend” ci si rifà alle orchestre da ballo della belle époque, in un’atmosfera da music-hall, con toni da dixieland e suadentemente jazzistici, per “The devils”, immerso in un’atmosfera violentemente corrotta (in cui non mancano però, momenti introspettivi), fra esorcismi ed esecuzioni capitali, in un contesto religioso medievale, il carattere della musica muta radicalmente, adottandosi toni assai più drammatici, allucinati ed irrequieti. Nel corso della puntata, ne verranno proposte le 2 brevi suites da concerto, eseguite pubblicamente insieme nel medesimo concerto, per la prima volta, l’11 dicembre ’71, alla Queen Elizabeth Hall di Londra, dal complesso ‘The Fires of London’, diretto dall’autore.
Postludio: vi fu un momento della vita di Sir Peter Maxwell Davies che occupò a lungo i mass media, ovvero quando venne a galla l’ingente sottrazione di pecunia effettuata nel corso degli anni, dal suo migliore amico d’infanzia, oltrechè suo avvocato e commercialista, una brutta faccenda finita in tribunale e che ridusse quasi in mutande il compositore, per la serie “dagli amici mi guardi Iddio, che dai nemici mi guardo io”! Mentre, pensando al giovane Maxwell Davies, enfant térrible della musica inglese, caratterizzato da posizioni politiche estremamente radicali anche nei confronti del governo e delle istituzioni, divenuto in età più avanzata, musicista di corte di Sua Altezza Reale Britannica, mi viene spontaneo di concludere col detto “si nasce incendiari e si muore pompieri”! Tutto stramaledettamente nella norma!”
– Gabriele Evangelista –