Composto nel 1946 (con prima assoluta nel medesimo anno a New York), in seguito alla morte di Franklin Delano Roosevelt avvenuta l’anno prima, “When Lilacs Last in the Dooryard Bloom’d : A Requiem for Those We Love” (“Quando i lillà fiorirono l’ultima volta sulla porta del giardino : Un requiem per coloro che amiamo”) di Paul Hindemith (1895-1963), per soli, coro ed orchestra, è un commovente lavoro basato sull’omonimo testo (qui suddiviso in 11 sezioni e preceduto da un preludio orchestrale) del poeta Walt Whitman, a sua volta ispirato, sia pur indirettamente, dalla morte d’un altro presidente, Abraham Lincoln.
Riguardo al periodo ultimo, americano, di Hindemith, fuggito analogamente a tanti altri suoi colleghi ebrei dalla Germania nazista che aveva bandito la sua musica (pur essendosi egli esplicitamente dichiarato disposto a collaborare col regime, cosa che purtroppo invece farà Anton Webern), vi è un ricorrente pregiudizio critico che lo dipinge come una fase caratterizzata da uno stile freddamente paludato ed accademico e quindi scarsamente ispirato, cosa smentita in maniera inequivocabile dall’intensa drammaticità ed espressività di questo lavoro sinfonico-corale, trasmesso nella puntata di giovedì 29 luglio.
Certo non ci sono più le sonorità aspre e ruggenti e le influenze espressioniste che avevano caratterizzato soprattutto le sue musiche composte negli anni ’20, la dichiarata “nuova oggettività” da artigiano della musica (peraltro già nel decennio successivo il suo linguaggio si stava progressivamente ammorbidendo), gli sperimentalismi e persino le sporadiche incursioni nella musica elettronica (col trautonium), il suo stile si è fatto sempre più piano, diretto ed immediato, ma compensato da un deciso guadagno in termini di maturità e profondità introspettiva, come ampiamente dimostrato anche dall’ascolto di questa musica struggente.
L’organico impiegato per l’occasione da Hindemith in questa vasta composizione comprende, oltre ad un baritono, una mezzo-soprano ed un coro misto, 2 flauti (di cui 1 con raddoppio all’ottavino), 2 oboi (di cui 1 con raddoppio al corno inglese), clarinetto, clarinetto basso, 2 fagotti (di cui 1 con raddoppio al controfagotto), 3 corni, 2 trombe, 1 corno da caccia fuori scena, 2 tromboni, tuba, timpani, piatti, campanelli, campane piccole, tam-tam, tamburo rullante, grancassa, tamburo da campo, organo ed una completa sezione d’archi.
Pochissime, purtroppo, le edizioni discografiche realizzate (ne rammento soltanto 3, tra cui una diretta dall’autore), ma quella qui presentata è da considerarsi senz’altro d’assoluto riferimento, poichè diretta da Robert Shaw, ovvero proprio colui che commissionò la partitura al compositore tedesco, partecipando, come maestro del coro, alla prima assoluta. Qui, in un’incisione Telarc effettuata il 31 marzo e l’1 aprile 1986, alla Symphony Hall d’Atlanta (ed uscita l’anno seguente), è a capo dei complessi sinfonico-corali locali, con William Stone, baritono e Jan DeGaetani, mezzo-soprano.
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—- Gabriele Evangelista —-