Nel 1990, Alfred Schnittke (1934-1998) è ospite dell’Istituto di Scienze Berlinese, sito a Berlino-Grunewald. E’ qui, all’ultimo piano d’una villa in stile liberty, ricca di tradizioni e dove poco tempo prima Luigi Nono aveva portato a termine i suoi ultimi lavori, che il compositore russo d’origine ebraico-tedesca, scrive il suo secondo concerto per violoncello ed orchestra, terminato nel gennaio di quell’anno e dedicato all’amico Mstislav Rostropovich, allora residente a Parigi.

A tale riguardo, ecco cosa racconta il musicista stesso: “Per me, la figura mitica di Mstislav Rostropovich rappresentava, ormai da decenni, una delle poche personalità-guida nel contesto musicale contemporaneo. Eppure, fu solo nel ’74 che s’arrivò ad un incontro, sia pur fugace, in cui si parlò d’un pezzo destinato al violoncello. Poi, però, sopravvennero fatti tali da bloccare il progetto: l’espatrio e l’esilio di Rostropovich con sua moglie (il soprano Galina Vishnevskaia) e l’assoluta impossibilità da parte mia di recarmi in occidente. Solo nell’86 iniziò a sciogliersi quel ghiaccio che sembrava dover durare in eterno: è così che avemmo quindi la possibilità d’entrare in contatto e di portare avanti, fino alla sua attuazione, il nostro vecchio progetto.”

Paragonando questo secondo concerto al precedente (a sua volta dedicato all’amica Natalia Gutman e terminato proprio nell’86), Schnittke vide tra i 2 lavori, una differenza sostanziale: infatti, nel secondo, “malgrado il prevalere del violoncello, s’arriva alla formazione d’un blocco drammatico di contrastante suono orchestrale.” Questa tensione interna, fissa sia carattere che decorso di questa composizione in 5 movimenti. Un breve Moderato introduttivo, in cui il solista (dapprima senza, poi con accompagnamento) intona il motivo iniziale, conduce con una cadenza alla sequenza dei movimenti Allegro – Lento – Allegretto Vivo – Grave, in cui i movimenti veloci si contraddistinguono per attività drammatica.

Tra questi movimenti veloci sta, per così dire in contrasto, una cupa meditazione lirica (Lento) che, come spesso in questo autore, alterna gioia e tristezza, ironia e grande serietà. Quale movimento finale, segue una passacaglia (Grave) considerata dal musicista “la parte più importante del lavoro” (oltre che, decisamente, la più ampia), così definita dallo stesso: “Al di sopra d’un corale del gruppo orchestrale dalle mille sfaccettature, si leva dalla voce del violoncello un infinito recitativo, che si sviluppa a volte a livello tematico e che invece altre volte reagisce solo spontaneamente. Poco prima della fine, ecco un esuberante punto culminante e poi un suono orchestrale che, facendosi sempre più cupo, si smorza finchè l’orologio della vita perviene ad un impercettibile, eterno risonare.”

In conclusione, dichiara inoltre: “A ciò devo aggiungere che, quel tema della passacaglia, deriva da una colonna sonora da me composta fra il ’73 ed il ’74: si tratta della musica per un film d’Elem Klimov, ‘L’agonia’, che racconta delle ultime settimane vissute dalla Russia prima dell’inizio di quella notte che, per questo paese, doveva durare più di 70 anni.”

Questo brano, oggetto della puntata in onda giovedì 17 marzo, viene proposto nella sua prima registrazione assoluta, effettuata alla Henry Wood Hall di Londra, dal 27 al 28 giugno ’91, col violoncellista Mstislav Rostropovich accompagnato dall’Orchestra Sinfonica di Londra, diretta da Seiji Ozawa, uscita in cd l’anno dopo per la Sony Classical.

“Un tocco di classico” va in onda ogni giovedì alle ore 24, su Radio Città Fujiko, in streaming ed in fm 103.1 mhz.

—- Gabriele Evangelista —-