Apprezzato internazionalmente, stimato da direttori del calibro di Scherchen e Toscanini (del quale era amico) e da colleghi come Puccini e Mascagni, Monsignor Lorenzo Perosi (1872-1956), il “pretino di Tortona” (suo paese natale), al di là di sporadiche esecuzioni di suoi lavori in ambiti estremamente circoscritti, attualmente non fa parte dei compositori usualmente frequentati dalle istituzioni musicali, per non dire che è quasi completamente trascurato, se non dimenticato del tutto.
Né lo soccorre granchè una discografia certamente non avara, ma che, essendo ad opera d’etichette minori, salvo eccezioni, presenta interpretazioni più volonterose che autenticamente ispirate, rendendo perciò difficoltosa un’oggettiva valutazione dei suoi lavori. Aggiungiamoci una vita complessa, un animo tormentato, una malattia mentale che lo funesterà periodicamente ed il quadro si complica ulteriormente. Fu però un compositore estremamente prolifico, anche se discontinuo, con parecchi lavori al suo attivo (sia pure dispersi, con la tipica distrazione del genio assoluto, nei luoghi di tutta Europa dove creava, tra cui Czestochowa, Londra e Ratisbona, le cui partiture sono state talvolta rinvenute allo stadio di manoscritti copiati male da mani inesperte), spaziante in tutte le categorie della musica classica, eccettuata quella operistica, oltre ad essere stato un grande riformatore della musica sacra.
Fra i lavori senz’altro più riusciti di Perosi, va annoverato l’oratorio “Il Giudizio Universale”, poema sinfonico-vocale per soli, coro ed orchestra, composto fra il 1902 ed il 1904, oggetto della puntata di giovedì 23 giugno. In questo vasto affresco musicale in 9 parti, il musicista dà veramente una prova rimarchevole della sua grandezza, con un eloquio potentemente drammatico e visionario. Lo stile è tardoromantico, con influssi wagneriani e franckiani, non esente da una certa teatralità quasi operistica, ma al contempo altamente originale e diverso dalla coeva produzione musicale italica, con influenze gregorianeggianti che, in qualche modo, lo accomunano a Respighi.
L’edizione proposta va veramente considerata come storica in senso assoluto. Registrata dal vivo dalla Radio Vaticana, il 4 aprile del 1950, all’Aula Magna dell’Università Pontificia Gregoriana di Roma, con i complessi di Santa Cecilia diretti dall’autore (maestro del coro Bonaventura Somma) e con i cantanti Beniamino Gigli (Cristo), Gianna Pederzini (Lo Spirito della Giustizia), Marcella Pobbe (L’Angelo della Pace), Giannella Borelli, Walter Blazer ed Ennio Engst, nonostante il suono datato, qualche imprecisione orchestrale ed anche da parte dei solisti vocali, rappresenta una delle poche punte d’eccellenza della discografia perosiana, ed è stata pubblicata in cd dalla Frequenz nell’89.
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—- Gabriele Evangelista —-