Oltre a Dave Holland, contrabbassista storico (Bitches brew), troviamo il poliedrico talento di Craig Taborn, e l’energia ritmica alla batteria di Eric Harland, l’incisiva chitarra blues-rock di Kevin Eubanks darà al Prisma un’iride di colori, decisamente netta, ma anche ben sfumata.
Già dopo una prima lettura della formazione sul programma, tutto lasciava a presagire quello che avremmo visto e sentito, quello che più mi ha stupito, indipendentemente dal gusto personale, è come tutto ciò sia risultato ben mescolato e a tratti distintamente presentato e scritto, insomma lettura di una “Progressive-Fusion”, che rimanda al passato, ma che grazie alcuni spunti ci riporta al presente, il poliedrico talento di Craig Taborn, di questo ritorno al presente ne sarà traghettatore perfetto e per nulla scollegato dal resto della formazione, il rischio di esporre in maniera “slegata” le sonorità in questo caso è molto facile.
Sala Paradiso gremita, il popolo del “Progressive Rock” si riversa al Paradiso Jazz e davanti a un pubblico preparato e numeroso la formazione Prism, con un frontman del calibro di Dave Holland, darà vita all’ennesimo bel concerto della rassegna Paradiso Jazz, l’assenza di fiati e la presenza della chitarra di Kevin Eubanks conferma le sonorità del Jazz Rock anni 70, la chitarra distorta e la batteria energica, ma dritta di Eric Harland fanno emettere gridolini di gioia e fischi di approvazione ad un pubblico legato più al Progressive che al Jazz, ma va bene così del resto siamo in pochi a parlare di generi, sonorità e orientamenti musicali, se si abbattono queste frontiere e si parla e si ascolta “buona” musica, allora il gusto e il linguaggio diventa universale e questo concerto ne ha dato una prova.
Si apre con un Dave Holland, che in maniera astuta, ma raffinata parte con un timing che tiene la ritmica per soffusi tappeti sonori che daranno vita, crescendo a cavalcate tra il Progressive, il Jazz Rock, e un’energia blues. Va da sè che con il contrabbassista di Bitches Brew, i rimandi al Jazz Rock Davisiano e gli anni 70 saranno rilevanti e la parte “rock” verrà calibrata dalla forza e dal talento multifunzionale di Craig Taborn, al piano e al Fender Rhodes, non sembra affatto un alieno (se non per il genio), ma è perfettamente integrato in questi suoni, pur oscillando con grande personalità e gusto originalmente attuale, a volte con la psicadelia alla Sun Ra, o al Jazzfunk di Herbie Hancock, fino a una piccola “perla” Jarrettiana tanto per non farci mancare nulla.
La bellezza e l’originalità sta in questo, aver dato il giusto equilibrio e la piacevolezza nel gusto della fruizione di questa musica a tratti così eterogenea, ma anche così ben assimilabile, in tutto ciò la leadership e il carisma di un musicista dello spessore di Dave Holland ha trovato un interprete molto lucido e ancora pieno di entusiasmo, per rinnovare e provare sempre nuove collaborazioni, riportando l’esperienza al servizio del buongusto e dell’originalità. In questo probabilmente il filo-rosso del concerto, concerto che mettiamo nella lista dei bei ricordi in questa ricca stagione di Jazz e non solo, onore al merito alla rassegna Paradiso Jazz