Se sul piano giuridico i Comuni non hanno alcuna competenza per legiferare in materia di lavoro, esistono numerose leve che possono essere utilizzate per intervenire e migliorare la qualità occupazionale in un determinato territorio.
Ne è convinta Coalizione Civica, che da tempo batte su questo tasto e che per il Bilancio comunale ha presentato un “pacchetto lavoro” fatto di ordini del giorno che vanno in questa direzione.
La “mente” dietro alle proposte è quella del capogruppo Federico Martelloni, che non a caso è docente universitario di Diritto del Lavoro e che le ha esposte ai nostri microfoni.

Dignità del lavoro, le leve di Coalizione Civica

Non avendo competenza giuridica, le leve che il Comune può utilizzare per migliorare la qualità del lavoro in città vanno annoverate spesso nella “moral suasion“, come nel caso della “Carta di Bologna”, il primo documento italiano di tutela dei diritti del lavoro digitale, in particolare dei riders.
La persuasione, però, può avere anche forma economica o di agevolazioni di varia natura. «Occorre rispondere alle esigenze che i pubblici esercenti manifestano – osserva Martelloni – Quindi è evidente la necessità di un lavoro di ascolto molto attento».

In sostanza l’idea è quella di elaborare un “marchio” comunale che certifichi la qualità degli esercizi commerciali in tema di sostenibilità sociale e ambientale. Quelle attività economiche che offriranno contratti migliori ai propri dipendenti e che dimostreranno maggiore attenzione all’ambiente, potranno accedere ad una serie di benefici messi in campo dal Comune, come la possibilità di estendere i propri dehor o di vederli defiscalizzati, ma anche la possibilità di ottenere deroghe agli orari di apertura.
«Un vantaggio competitivo ad attività virtuose – spiega Martelloni – implica la riconoscibilità della strategia imprenditoriale attraverso un marchio di qualità che il Comune deve elaborare sulla base di indicatori di sostenibilità sociale ed ambientale».

In particolare, andrebbero premiati quegli esercenti che si impegnano a concludere contratti a tempo indeterminato o determinato superiore a sei mesi e praticano part-time verticale al posto di collaborazioni occasionali o contratti a chiamata.
«Ci piacerebbe che la città del cibo, del turismo e della cultura – sottolinea il capogruppo di Coalizione Civica – fosse anche e sempre la città del lavoro, rendendo visibile attraverso un marchio ciò che spesso sta dietro il ciclo produttivo per la fornitura di un servizio».

La giunta comunale, in particolare l’assessore al Lavoro Marco Lombardo e quello al Commercio Alberto Aitini, sembra aver accolto positivamente la proposta. Quello che dovrà seguire, però, è un lavoro tecnico per stabilire i criteri sulla base dei quali potersi aggiudicare il marchio.
«Potremmo regalare alla città – conclude Martelloni – un aspetto qualitativo che, ad oggi, nessuna grande metropoli ha, ma che io penso sia uno degli ambiti regolativi del futuro».

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