Si intitola “Antifascismo e rivoluzione – Storia critica dei movimenti reazionari di massa” il libro curato da Michele Terra e recentemente edito da Redstar Press. Da Mussolini a Salvini, nel libro si compie un’analisi storica dei movimenti reazionari di massa, della loro genesi e degli elementi che hanno portato alla loro affermazione. E ne esce, quindi, un’analisi di classe, dal momento che la fortuna di molti fenomeni fascisti o parafascisti è stata dettata dal sostegno che hanno ricevuto dalla classe padronale
Fascismi, un contributo interpretativo anche sul presente
«Il fascismo è un fenomeno politico legato alla reazione anti-proletaria e contro la sinistra, socialista e comunista, fin dalle sue origini», osserva ai nostri microfoni il curatore.
L’idea del libro nasce con l’avvento al governo della Lega di Matteo Salvini nel 2018 e la ripresa forte dei movimenti neofascisti extraparlamentari. «Avevamo pensato che fosse utile un libro di formazione e di battaglia, si sarebbe detto negli anni ’70 – osserva Terra – dove tentiamo di dare una lettura politica di classe al fascismo, sia quello storico che quello più attuale».
L’interpretazione del fascismo come fenomeno di classe trae origine dalla genesi storica del fenomeno, quando Mussolini e soci si affermarono in chiave anti-socialista, col sostegno di agrari e industriali, per fermare il biennio rosso.
Relazioni di potere che, in realtà, si possono trovare anche appena il duce va al governo dopo la Marcia su Roma, quando il suo esecutivo non si presentava come monocolore, ma composto anche da liberali e popolari. «Nel primo governo Mussolini era sottosegretario all’Industria un tale che si chiamava Giovanni Gronchi che, ironia della storia, ci trovammo poi come presidente della Repubblica nata dalla Resistenza».
Il libro si compone di due parti. Una articolata in saggi dello stesso Terra, insieme a quello di Chiara Mazzanti che offre un’interpretazione femminista e quelli di Piero Nobili sulla Resistenza tradita, sull’avvento del nazismo in Germania e uno sul golpe Borghese nel 1970.
In appendice, invece, si trovano scritti sul fascismo e sul nazismo di Antonio Gramsci e Leone Trotsky che in Italia non ebbero grande fortuna. Il secondo perché il Pci di Palmiro Togliatti non ammetteva un approfondimento trotskista, il primo perché fu contrastato dal fascismo stesso.
ASCOLTA L’INTERVISTA A MICHELE TERRA: