Universalmente riconosciuto come uno dei grandi della canzone italiana, Lucio Dalla dovette però fare una lunga gavetta prima di consacrarsi al grande pubblico. Le qualità artistiche c’erano già tutte, ma le sue incisioni registravano un flop dopo l’altro, probabilmente perché erano troppo avanti rispetto ai tempi.
Il punto di svolta nella carriera del cantautore bolognese lo si deve ad una donna, che fino a quel momento si era occupata di illustrazioni e non aveva mai composto testi di canzoni. È Paola Pallottino, oggi una pietra miliare della storia dell’arte, che scrisse il testo di 4/3/1943, che si piazzò terza al festival di Sanremo del 1971 ma rivelandosi un successo che permise a Dalla di accedere alla notorietà.

Lucio Dalla e Paola Pallottino, un sodalizio breve ma intenso

A ripercorrere la collaborazione tra Dalla e Pallottino è un libro appena pubblicato da Minerva e intitolato “Dice che era un bell’uomo – Il genio di Dalla e Pallottino“. L’autore è Massimo Iondini, giornalista culturale di Avvenire, che si è già occupato del tema nel 2020, ma che è tornato a raccontare il sodalizio artistico nel 50° del successo discografico, originariamente intitolato “Gesubambino“.
Ai nostri microfoni, il giornalista presenta la sua pubblicazione e racconta di quella fortunata collaborazione che, in realtà, durò appena due anni e si concretizzò in otto canzoni. Più una ancora inedita.

«Il nono pezzo – spiega Iondini – si intitolava “La ragazza e l’eremita” ed è stato inciso da Angelo Branduardi che, colpito da un altro grande successo di Dalla, “Il gigante e la bambina“, si rivolse all’autrice del testo, Paola Pallottino».
L’illustratice mise a disposizione un libretto che raccoglieva tutti i suoi testi e Branduardi scelse “Giovanna d’Arco” e “La ragazza e l’eremita”. «Paola gli disse subito che quella canzone era già stata musicata 25 anni prima, ovvero 50 anni fa, Lucio Dalla, ma non venne mai pubblicata». Del brano c’è una versione su musicassetta, un pre-provino registrato dalla stessa Pallottino a casa di Lucio Dalla ed una versione incisa in studio e attualmente in possesso di Sony, che detiene il repertorio di Dalla.
«Io ho potuto ascoltarla e mi sono molto emozionato – racconta Iondini – La Sony ha annunciato che prima o poi la pubblicherà, ma al momento non sappiamo quando».

Nel libro, il giornalista si spinge anche a fornire un’interpretazione sul perché il sodalizio tra Dalla e Pallottino si sia rivelato così fruttuoso, sul perché le loro due sensibilità si siano incontrate. E indica in una comune “orfanezza” le ragioni dell’alchimia artistica.
«Come si sa, Dalla era orfano di padre da quando aveva sette anni, al punto che ne aveva pochissimi ricordi e questa esperienza lo ha sicuramente segnato e condizionato – spiega Iondini – Paola la madre ce l’aveva, ma per un lungo periodo è stata molto malata e lei è stata in affidamento con la nonna materna».

In “Dice che era un bell’uomo” il giornalista ricostruisce, canzone per canzone, i retroscena dei successi firmati Dalla e Pallottino e lo fa avvalendosi di testimonianze illustri, come quelle del “talent scout” del cantautore bolognese Gino Paoli, ma anche Renzo Arbore, Ron, Maurizio Vandelli, Maurizio De Angelis, Vince Tempera, Angelo Branduardi, Armando Franceschini, del domenicano Bernardo Boschi (padre spirituale di Lucio) e di Umberto “Tobia” Righi, per quasi mezzo secolo factotum, uomo di fiducia e sorta di padre putativo del cantautore bolognese.

Anche la prefazione e l’introduzione del libro sono affidate a nomi di “peso”. Nella prefazione il regista Pupi Avanti racconta l’invidia nei confronti delle capacità jazzistiche di Dalla al clarinetto – strumento che entrambi suonavano – al punto che fu proprio il talento di Dalla ad indurlo a smettere con la musica e dedicarsi al cinema.
Nell’introduzione Gianni Morandi racconta la grande amicizia che lo legava a Lucio e anche “l’altalena” delle loro carriere. Quando Morandi era all’apice del successo Dalla stentava ad affermarsi, quando Lucio si consacrò al grande pubblico Gianni venne scalzato perché non più in linea con la musica del tempo. I due, però, si ritrovarono nel 1988-89 con il grande tour che tutti ricordano.

ASCOLTA L’INTERVISTA A MASSIMO IONDINI: