Credere che il sapere scientifico sia scevro da condizionamenti coloniali è un grande inganno: il nuovo libro di Marco Boscolo, dall’evocativo titolo “La bianca scienza”, lo dimostra indagando il rapporto tra le origini della scienza moderna e il pensiero coloniale che le ha mosse, per tentare di smascherare quelle sovrastrutture razziste e patriarcali che ancora oggi caratterizzano il mondo scientifico.

“La bianca scienza”, il libro di Marco Boscolo per indagare il retaggio coloniale nel sapere

Eris Edizioni aggiunge un interessante titolo alla collana Book Block, saggistica breve e radicale.“La bianca scienza. Spunti per affrontare l’eredità coloniale della scienza” è: «una raccolta di appunti che vuole raccontare gli aspetti coloniali legati all’impresa scientifica» racconta Marco Boscolo, l’autore. «In oltre vent’anni di lavoro come giornalista scientifico ho capito che tra i miei colleghi ma anche tra gli stessi scienziati spesso non è chiaro il contributo che il colonialismo e l’imperialismo hanno avuto nel progresso scientifico» specifica Boscolo.  Un esempio interessante indagato nel libro riguarda gli orti botanici, le cui raccolte di piante e fiori sono figlie dell’imperialismo: gli imperi coloniali nei corso dei secoli hanno sottratto risorse botaniche che poi hanno cercato di sfruttare commercialmente e «sono nati sì sotto la spinta di conoscere il mondo e di studiarlo ma anche con l’obiettivo di sfruttarlo commercialmente».

A ben guardare infatti, il razzismo legato ai retaggi coloniali ben si intreccia con il sistema capitalistico, Boscolo continua dicendo: «in Italia ci dimentichiamo che anche noi abbiamo avuto un impero coloniale, iniziato col governo De Pretis. Come paese abbiamo tentato di esportare in Eritrea e in Somalia il nostro modo di produrre, perché la tecniche agricole di quei paesi non erano considerate abbastanza avanzate» specifica Boscolo, che continua dicendo che: «sono parecchi gli studi scientifici che riconoscono il problema derivante dall’aver esportato un sistema produttivo non pensato per i territori e i climi africani. Di fatto ha significato mettere alla fame migliaia di persone». Il tentativo è stato quello di imporre la visione produttiva europea e dunque alla fine la questione che sottostà a tutto è quella imperialista, legata al mercato e al capitale.

Gli spunti che il libro dà sono molti e pescano a piene mani dalla filosofia della scienza, soprattutto quella critica che mira a destrutturare i saperi per come li conosciamo. Tra le autrici che lo hanno ispirato Marco Boscolo cita il lavoro di Angela Saini che in un suo famoso saggio – “Superiori. Le bugie della scienza sulla superiorità dell’uomo bianco” – indaga il rapporto storico tra sapere scientifico e mito della razza. Boscolo sottolinea come il suo lavoro sia fondamentale per capire come razzismo e patriarcato siano fenomeni storici che però hanno degli effetti nella nostra quotidianità giornalmente. 

«Per un vero cambiamento sociale ci deve essere un impegno attivo, perché implicitamente le strutture sociali nella quale siamo immersi sono intrise di capitalismo, di razzismo e di discriminazioni che stavano alla base dei processi che hanno mosso le discipline in origine. Vedere com’è nata la scienza moderna secoli fa ci porta a capire come razzismo, patriarcato e capitalismo hanno ancora degli effetti sulla scienza odierna» conclude Boscolo.

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