Il 7 dicembre sarà passato un anno dall’arresto di Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna detenuto dall’8 febbraio 2020 con l’accusa di propaganda sovversiva. Un anno di carcere senza alcun giudizio, perché la custodia cautelare di Patrick Zaki è stata rinnovata in numerose udienze ma non si è mai arrivati al processo. Ne abbiamo parlato con Rita Monticelli, coordinatrice del master Gemma a cui Patrick è iscritto.

Patrick Zaki, l’Università non si rassegna

Patrick Zaki è uno studente egiziano iscritto al Gemma, master internazionale in Women’s and Gender Studies che coinvolge diverse università europee, inclusa l’Università di Bologna. Dal momento della sua incarcerazione, Patrick ha continuato a chiedere che gli fosse permesso di tornare a studiare, un appello a cui si sono unitə professorə e studentə. «È  stato un anno difficilissimo e di grandi preoccupazioni – commenta Rita Monticelli – è molto doloroso sapere Patrick in prigione, secondo tutti noi ingiustamente. È  stato difficile senza di lui, anche se la sua presenza/assenza è stata costante. Credo che sia importante Patrick che venga sostenuto, proprio perché è lo studente che è, per il suo impegno, per la sua passione e la sua serietà nei confronti dell’inclusione sociale, del rispetto delle diversità, per le questioni di genere e per le diverse culture. E forse proprio per questo è anche un esempio di come si mette insieme lo studio e la pratica quotidiana».

L’ultimo anno è stato anche un anno di impegno e di lotta, una battaglia per la liberazione di Patrick Zaki che non si è mai fermata. All’impegno di Amnesty International e delle istituzioni, si è accompagnata fin dal primo giorno la voce di studentə e professorə dell’Università di Bologna. In occasione dell’8 febbraio, data in cui sarà passato un anno dall’incarcerazione di Patrick, l’Università di Bologna chiama a raccolta tutte le voci che in questi mesi si sono alzate per chiederne la liberazione. Nel corso dell’evento online verranno lette le e-mail a Patrick che sono arrivate in questi mesi alla casella di posta a lui dedicata, prenderanno parola lə sindacə che gli hanno conferito la cittadinanza onoraria e interverranno le sue colleghe e colleghi di studi. L’impegno è quello di mantenere alta l’attenzione sulla vicenda di Patrick Zaki, di fargli sentire per quanto possibile la propria vicinanza ma soprattutto di continuare a chiedere giustizia, di fronte alla violenza di una carcerazione preventiva che va avanti da un anno senza processo.

Anna Uras

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