L’attivismo contro la crisi climatica finisce a processo. Si terrà infatti domani, 12 maggio, a Roma la prima udienza del processo per l’imbrattamento della facciata di Palazzo Madama, sede del Senato, ad opera di tre attivisti di Ultima Generazione. Danneggiamento aggravato è il reato che viene contestato agli ecologisti, che lo scorso 2 gennaio lanciarono vernice lavabile sul palazzo, rimossa in poche ore.
Il gesto dimostrativo aveva lo scopo di protestare contro l’inazione delle istituzioni italiane nei confronti della crisi climatica, in un Paese che è il sesto finanziatore a livello mondiale dell’industria fossile.

Gli attivisti di Ultima Generazione rischiano fino a tre anni di carcere

Sono 3 gli anni di carcere che Alessandro, Laura e Davide, gli attivisti di Ultima Generazione che hanno compiuto il blitz, rischiano nel processo. Per sostenerli, domani alle 13.00, a Roma in piazzale Clodio, è stato convocato un presidio, a cui hanno aderito diverse associazioni non solo ecologiste, come Amnesty International, Greenpeace, Extinction Rebellion, Fridays for Future, Teachers for Future, Scientist Rebellion, Cambiare Rotta, Legal Team, Rinascimento Green, Rete Studenti Medi, A buon diritto, Attac Italia, Si Cobas, Usb, e Ugs, ma anche parlamentari come Ilaria Cucchi, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli e l’ex ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, oltre a Luigi Manconi e Marco Cappato, e forze politiche extraparlamentari, come Potere al Popolo e Rifondazione Comunista.

Esattamente un mese fa il Consiglio dei ministri approvò un ddl contro gli “eco-vandali”, che prevede multe fino a 60mila euro e il divieto da sei mesi a un anno di avvicinarsi a una distanza inferiore a 10 metri agli edifici sottoposti a tutela.
In merito al processo a carico degli attivisti di Ultima Generazione, inoltre, il presidente del Senato Ignazio La Russa annunciò di volersi costituire parte civile.
Non è la prima volta che gli esponenti di Ultima Generazione finiscono in procedimenti giudiziari. L’attivista Simone Ficicchia rischiò di essere sottoposto a sorveglianza speciale. Ciò però non ha mai fermato le azioni del movimento, che utilizza gli imbrattamenti simbolici per far discutere di un tema solitamente rimosso, quello appunto dei cambiamenti climatici.

«Lo Stato italiano è colpevole di finanziare direttamente e indirettamente l’industria fossile – afferma ai nostri microfoni Michele Giuli di Ultima Generazione – Il problema non è la crisi climatica in sè, la crisi climatica è uno strumento per uccidere milioni di persone nei prossimi trent’anni».
L’attivista contestualizza quello che sta avvenendo all’interno di una lotta di classe che va avanti da quattrocento anni e che è giunta alle battute finali. «Quando un’elite cresce, e stiamo parlando dell’elite neoliberale – spiega Giuli – all’inizio è in grado di amministrare il potere, poi comincia a fare cazzate economiche e poi collassa. Nella fase del collasso decide volontariamente di massacrare milioni di persone, solamente che questa volta è su scala globale».

ASCOLTA L’INTERVISTA A MICHELE GIULI: