Più di una ventina di migranti ospitati nel Cas di Ozzano dell’Emilia hanno ricevuto un avviso che impone loro di lasciare il centro a seguito dell’ottenimento della protezione internazionale da parte della commissione territoriale. I rifugiati non hanno un posto dove stare, un lavoro, i soldi necessari per sostentarsi e denunciano: «così siamo costretti a dormire in stazione».
Il Coordinamento Migranti di Bologna denuncia le espulsioni dal Cas di Ozzano
Stamattina in piazza Maggiore il Coordinamento Migranti di Bologna ha indetto una conferenza stampa insieme ad una ventina di migranti ospitati nel CAS di Ozzano dell’Emilia. I ragazzi, tutti giovani fra i 18 e i 25 anni, provengono da Paesi che figurano tra quelli considerati non sicuri e per questo si sono visti riconoscere il permesso di protezione internazionale da parte della commissione territoriale che ha vagliato i singoli casi.
Se da una parte c’è dunque il sollievo di veder accettata la propria richiesta di asilo, dall’altra c’è la preoccupazione per il proprio futuro imminente. Proprio subito dopo l’approvazione infatti, ai rifugiati è stata comunicata la necessità di lasciare il Centro di Accoglienza Straordinaria dove hanno atteso di essere giudicati dalla commissione territoriale. Doverlo lasciare così a breve non permette loro di potersi trovare un lavoro e li lascia senza casa e senza pasti.
«Di fatto ci costringono a dormire in stazione – denuncia un migrante – non sappiamo la lingua, non abbiamo un lavoro: se queste sono le condizioni in cui ci lasciano non possiamo stupirci del fatto che poi le persone pensano che non facciamo niente» conclude. In effetti i ragazzi ora dovrebbero essere inseriti nei sistemi di seconda accoglienza, che però è completamente svuotata e priva di fondi, come riconosce anche Andrea Antoccia, del Coordinamento: «le politiche razziste del governo costringono prima i ragazzi ad aspettare per moltissimo tempo il giudizio della commissione territoriale e poi nel momento in cui vengono accelerate le operazioni ad andarsene in fretta senza la possibilità di organizzarsi un minimo».
ASCOLTA L’INTERVISTA AD ANDREA ANTOCCIA: