Non è stata risolta la controversia sul prezzo del gas tra Russia e Ucraina, a causa del mancato pagamento di Kiev del debito di 1,95 miliardi di dollari a Mosca. Scatta così il taglio delle forniture di gas all’Ucraina, con possibili ripercussioni anche per i Paesi dell’Europa, che potrebbero trovarsi a fare i conti con una carenza di gas.

Le tensioni tra Russia e Ucraina non accennano a placarsi, e non soltanto sul fronte politico-militare. Mentre nella giornata di ieri un aereo cargo ucraino è stato abbattuto dai separatisti filorussi causando la morte di 49 soldati ucraini, nella mattina di oggi è arrivata la notizia che le trattative tra i due paesi sul prezzo del gas si sono concluse – per il momento – con un fallimento. Alle 8 di mattina del 16 giugno, infatti, scadeva l’ultimatum con cui Mosca chiedeva a Kiev di saldare una parte del debito, per una cifra di 1,95 miliardi di dollari. Gazprom, il colosso russo dell’energia, ha così deciso di tagliare le forniture di gas all’Ucraina, introducendo un regime di pagamento anticipato.

“Questo comporta il fatto che la Russia non invierà più la parte di gas ucraino che le due parti avevano concordato – ci spiega Pietro Rizzi, redattore dell’East Journal – e questo può essere un problema anche per noi. È prevedibile che l’Ucraina si vada a prendere il gas che le serve prelevandolo dalle forniture europee”. Circa un terzo del gas dell’Unione europea proviene dalla Russia, e di questo circa la metà (il 15% del totale) transita attraverso l’Ucraina. Per questo motivo la Commissione europea è stata avvertita del rischio di “possibili interruzioni” nelle forniture di gas, nonostante la Gazprom, dal canto suo, abbia dichiarato che la compagnia russa continuerà a fornire “a pieno regime” i consumatori europei e che l’Ucraina sia “obbligata ad assicurarne il transito”, nei volumi previsti in base al contratto in vigore.

Nel frattempo la controversia energetica prosegue in quello che a tutti gli effetti assume i contorni di un braccio di ferro, con Gazprom e Naftogaz – società energetica statale ucraina – che hanno entrambe annunciato il ricorso all’Istituto arbitrale della camera di commercio di Stoccolma. I tentativi di trovare una soluzione proseguiranno anche con l‘azione mediatrice dell’Ue, come ha sottolineato il commissario europeo all’Energia Gunther Oettinger. “In passato le situazioni analoghe si erano risolte in pochi giorni – sottolinea Pietro Rizzi – e si spera che si arrivi anche in questo caso a una soluzione del problema”.

Andrea Perolino