È ufficiale. Dalla mezzanotte di oggi la Turchia di Recep Tayyip Erdoğan è uscita dalla Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne e della violenza domestica che paradossalmente era stata firmata proprio sul suo territorio.
Il presidente turco, che ha annunciato l’uscita tre mesi fa, deve aver ritenuto un ostacolo i quattro pilastri della convenzione – prevenzione, protezione, procedimenti penali e politiche integrate – in un Paese in cui si registra quasi un femminicio dal giorno.

La Turchia non è l’unico Paese dove la convenzione è sotto attacco. A spaventare i governi più reazionari è il contributo che il documento potrebbe portare per l’uguaglianza di genere, i diritti delle donne e delle persone lgbtq. Le argomentazioni utilizzate per rifiutare il documento sono le solite: la convenzione sarebbe una minaccia ai valori della famiglia e favorirebbe l’omosessualità. Spauracchi tanto per Ankara che per Paesi europei come Polonia e Ungheria.
«Il ritiro dalla convenzione da parte di Erdoğan arriva in un momento particolare – osserva ai nostri microfoni Paola Rudan di Non Una di Meno Bologna – in cui il movimento femminista e quello lgbtqa+ sono decisamente centrali nella contestazione complessiva dell’autoritarismo del suo governo».

La mobilitazione femminista internazionale per la Convenzione di Istanbul

Su richiesta del movimento femminista turco, proprio oggi si svolgerà una mobilitazione internazionale, che vedrà manifestazioni di donne e soggettività lgbtq in diversi Paesi, tra cui l’Italia.
A Bologna il corteo partirà da Piazza dell’Unità – il concentramento è previsto per le 18.00 la partenza per le 19.00 – e attraverserà via Indipendenza per raggiungere Piazza Maggiore. Durante il corteo sono previsti momenti performativi per denunciare la violenza strutturale maschile e di genere contro le donne, che solo in Italia ha fatto più di 48 vittime dall’inizio dell’anno, compresa la giovanissima Chiara Gualzetti.

«Ci mobilitiamo insieme alle donne e le persone Lgbtqia+ che stanno combattendo contro l’autoritarismo misogino e omolesbobitransfobico di Erdogan – scrive Non Una di Meno Bologna – L’attacco alla Convenzione di Istanbul, che mira a prevenire e combattere la violenza maschile e di genere e che riconosce la famiglia come uno dei luoghi centrali in cui quella violenza si consuma e si riproduce, ci riguarda direttamente».
Nella nostra città la mobilitazione odierna si inserisce nella “settimana transfemminista” che culminerà con il Rivolta Pride di sabato prossimo, 3 luglio.

ASCOLTA L’INTERVISTA A PAOLA RUDAN: