I continui controlli ordinati dalla Questura in Bolognina hanno spazientito un gruppo di residenti che lancia una raccolta firme contro la militarizzazione del rione cittadino. “Free Bolognina – We don’t need this repression” il titolo del documento con il quale gli abitanti prendono posizione, in particolare contro i continui blitz della polizia nei bar e negli esercizi commerciali della zona, con tanto di richiesta dei documenti agli avventori.

La raccolta firme contro la militarizzazione della Bolognina

«La sicurezza del quartiere non si ottiene con la polizia in antisommossa nei tranquilli luoghi di ritrovo di chi lo abita – si legge nel documento – Soltanto rispettando gli abitanti si può fare il loro interesse».
Se le operazioni delle forze dell’ordine sono state presentate come una lotta alla droga e alla delinquenza, il bilancio dei continui controlli è assai magro e sembra aver ottenuto il risultato di spaventare e intimidire le persone normali. «Ci andreste voi in un bar dove ogni giorno vi chiedono i documenti? – scrivono ancora i residenti – Il punto non è “se non hai niente da nascondere che problema hai con i controlli”, il punto è invece non essere trattati come delinquenti o presunti tali a casa propria».

In altre parole, ai firmatari del documento pare che il pugno duro delle forze dell’ordine sia rivolto «ai cittadini e non ai delinquenti». E si interrogano su a chi giovi questo tipo di operazioni, che nel recente passato hanno portato a chiusure pretestuose di locali e azioni intimidatorie della clientela. Azioni che, per gli abitanti della Bolognina, «fanno del nostro bel quartiere un ghetto e poi per cosa? Per farci vivere segregati o spingerci lontano da casa nel tempo libero? O per farci svendere/lasciare le case in vista della cosiddetta gentrificazione?».
«Questi controlli non vengono svolti in centro, eppure il tasso di microcriminalità è lo stesso – spiega ai nostri microfoni Gemma Gasponi, residente in Bolognina e tra le promotrici della raccolta firme – La Bolognina non è un ghetto e chiediamo equità di trattamento».

La raccolta firme non è la prima azione messa in campo dalle realtà presenti in Bolognina contro la militarizzazione. Il 23 gennaio si è svolto un corteo, partito da piazza dell’Unità, contro la chiusura del Pub Sunshine e le continue intimidazioni poliziesche.
Il 4 febbraio, invece, al Parco della Zucca si è tenuta un’assemblea pubblica per discutere del tema e per affermare che queste operazioni hanno il sapore classista e razzista.

ASCOLTA L’INTERVISTA A GEMMA GASPONI: