In vista delle prossime elezioni amministrative, Red Bologna Aps, associazione lgbtq attiva nel capoluogo emiliano, ha lanciato l’iniziativa “Per una società di persone libere”. L’associazione ha sottoposto una piattaforma con sei proposte ai candidati e alle candidate del centrosinistra alla carica di sindaco nell’area metropolitana bolognese, mirate a rendere ogni comune «a misura di tutte le persone che lo abitano e che lo attraversano».

Le richieste lgbtq a candidate e candidati alle elezioni amministrative nel bolognese

Le proposte riguardano provvedimenti che le Amministrazioni locali possono adottare per contrastare le discriminazioni nei confronti delle persone lgbtq.
Tra queste, l’adesione alla rete RE.A.DY, impegnata contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. Attualmente, diversi comuni bolognesi sono già membri della rete, ma l’obiettivo è una partecipazione completa.
Un’altra richiesta riguarda l’adozione della carriera alias per il personale dipendente, permettendo così alle persone trans di essere riconosciute con il nome e il genere elettivo nei documenti interni. Anche in questo caso alcuni Comuni del bolognese hanno già adottato la misura, ma si chiede di estenderla a tutti gli altri.

È un tema “caldo” quello al centro della terza richiesta, che riguarda la trascrizione degli atti di nascita per le famiglie omogenitoriali, garantendo il riconoscimento legale di entrambi i genitori. Nei mesi scorsi dal governo e da alcune procure erano partite impugnazioni delle trascrizioni in alcuni Comuni d’Italia e il Comune di Milano aveva denunciato di essere costretto a sospendere la pratica.
«È un atto di coraggio quello che chiediamo – afferma ai nostri microfoni Matteo Cavalieri di Red Bologna – Però nel 2024 non dico che sia il minimo, ma è sicuramente fondamentale per portare avanti una sacrosanta battaglia a livello nazionale».

Altri punti riguardano l’utilizzo di un linguaggio inclusivo nella documentazione comunale, l’organizzazione di campagne di sensibilizzazione e formazione rivolte al personale comunale, scolastico e alle aziende municipalizzate per contrastare l’omo-lesbo-bi-transfobia e la discriminazione nei confronti delle persone con hiv e l’adesione al Progetto 2030 per la valorizzazione dei giovani. Quest’ultimo è un progetto che mira a valorizzare i giovani tra i 20 e i 30 anni, disegnando una città sostenibile, accogliente e moderna per il 2030. L’obiettivo è sviluppare e valorizzare i luoghi di creatività e socialità, contribuendo al futuro delle nuove generazioni.

La piattaforma è stata inviata ai candidati e alle candidate dei comuni dell’area metropolitana prossimi al voto, tra cui Paolo Gurgone e Luca Vignoli a Castel Maggiore, Matteo Ruggeri e Dario Braga a Casalecchio di Reno, Marilena Pillati a San Lazzaro di Savena, Marco Zuffi a Pianoro, Francesca Marchetti a Castel San Pietro Terme, Milena Zanna e Vanni Pancaldi a Valsamoggia, Davide Dall’omo a Zola Predosa, Carlo Gubellini a Castenaso, Giampiero Falzone a Calderara di Reno, Alessandro Ricci a Granarolo dell’Emilia, Claudia Muzic ad Argelato, Alessandro Poluzzi a San Pietro in Casale, Luca Lelli a Ozzano dell’Emilia, Monica Cinti a Monte San Pietro, Roberto Parmeggiani a Sasso Marconi e Paolo Iovini ad Anzola dell’Emilia.

Insieme alla piattaforma, Red Bologna ha lanciato una campagna in occasione del 17 maggio, Giornata internazionale contro l’omolesbobitransfobia, che prevede l’affissione nelle strade di Bologna di quattro diversi manifesti.
«A chi vedrà la campagna poniamo domande, corredate da dati – spiega Cavalieri – Ad esempio chiediamo “Se ti odiassero perché esisti” e vuole sottolineare il fatto che l’Italia è al 34° posto su 49 per la tutela dei diritti umani delle persone lgbtq. Oppure chiediemo: “Se ti sentissi discriminato per accedere alle cure mediche”, visto che il 46% delle persone transgender che accede ai servizi sanitari si sente discriminato».

ASCOLTA L’INTERVISTA A MATTEO CAVALIERI: