Alla fine le dimissioni di Mario Draghi sono arrivate. Dopo un lungo braccio di ferro con il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, e nonostante l’esecutivo avesse ricevuto nuovamente la fiducia del Parlamento, il premier è salito al Colle per consegnare le sue dimissioni al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma la telenovela della politica italiana non lascia mai senza colpi di scena. Dopo poche ore le agenzie hanno battuto una notizia con pochi precedenti: il Quirinale rifiuta le dimissioni. Il destino del governo, insomma, non è ancora scritto.

Qualche che sia il finale, ora che Draghi traballa come non mai è tempo di bilanci. Già ieri il sociologo della Normale Lorenzo Zamponi ci ha aiutato a leggere le scelte di Draghi in materia di PNRR, e oggi lo stesso fa ai nostri microfoni Agnese Casadei, una delle portavoce di Fridays For Future Italia, per quanto riguarda le politiche climatiche ed ambientali dell’esecutivo.

«Sulla crisi climatica il governo predica bene ma razzola male»

«Il governo per noi è ben lontano dalla sufficienza» attacca subito Casadei. «Abbiamo visto un Draghi che spende parole bellissime in favore dei giovani e del clima, che si presenta come una persona che capisce le nostre esigenze e considera il riscaldamento globale come un’emergenza da affrontare. Ma questi proclami non si sono mai tradotti in azioni, nemmeno in questo momento così critico. Anzi, spesso si è andati in direzione diametralmente opposta».

Lo J’accuse dei giovani per il clima a Draghi è un elenco ben documentato. «Pochi mesi fa un autorevole think-thank, ECCO, pubblicò uno studio che mostrava come fosse possibile ridurre la dipendenza dal gas russo con un mix di rinnovabili, efficienza e risparmio. Ma noi abbiamo visto Draghi andare in giro per il mondo insieme all’AD ENI De Scalzi alla ricerca di nuovo gas, spesso importato da paesi instabili e guidati da dittatori non certo migliori di Putin. Poi è di questi giorni la notizia che, all’ultimo, è scomparsa dal decreto bollette la tassa sugli extra-profitti delle multinazionali. Un ennesimo caso in cui il governo è controllato dalle corporation del fossile. Stesso discorso per la Cop26, l’incontro negoziale sul clima delle Nazioni Unite, in cui il nostro Paese ha promesso molto e portato a casa poco o nulla».

Cosa dovrebbe fare subito un governo attento alla questione ecologica, chiediamo. «Innanzitutto rinnovabili a palla! Senza 10-20Gw installati all’anno non andiamo da nessuna parte. Potremmo avere una capacità rinnovabile ottima, ma non la sfruttiamo. Ci serve tutto – eolico in-shore e off-shore, solare, fotovoltaico, idroelettrico. E non dobbiamo pagarlo noi, ma le aziende che hanno inquinato fin’ora!

Poi, la transizione non può essere solo energetica. Serve bloccare le grandi opere inutili che ogni tanto spuntano nel dibattito pubblico, fermare le devastazioni ambientali. In una parola, smettere di trattare gli ecosistemi come fonti di profitto».

ASCOLTA L’INTERVISTA AD AGNESE CASADEI:

Lorenzo Tecleme