Qualcuno ha parlato di “armistizio” o di “tregua” nella campagna elettorale per affrontare il nodo del caro bollette, che sta mettendo in ginocchio le aziende e si presenta come una spada di Damocle sulle teste di cittadine e cittadini. Ma le misure che il governo dovrebbe varare con un nuovo Decreto Aiuti per calmierare l’impatto dei fortissimi rincari, con le speculazioni finanziarie che hanno portato le quotazioni del gas a circa 340 dollari a megawattora, si presentano incerte e la colpa è in larga parte delle compagnie energetiche che stanno disertando il pagamento della tassa sugli extraprofitti.
Le compagnie energetiche non pagano la tassa sugli extraprofitti
Il premier uscente Mario Draghi ha fatto sapere ai partiti, che lo incalzano per un nuovo decreto, che non ha intenzione di approntare una spesa in deficit. Non si farà, dunque, nuovo debito per contenere i prezzi impazziti dell’energia, ma a questo punto le risorse a disposizione sono piuttosto limitate, specie per affrontare gli enormi problemi che investono le filiere produttive e di conseguenza lavoratrici e lavoratori che rischiano il posto, così come le utenze domestiche.
Ma se le casse dello Stato non hanno grande disponibilità è anche responsabilità delle compagnie energetiche, che in questi mesi hanno visto gonfiarsi i propri introiti, ma che hanno impugnato la tassa introdotta dal governo sugli extraprofitti.
Secondo le stime del governo, ammontano a circa 42 miliardi di euro i maggiori profitti registrati dalle compagnie energetiche italiane in questi mesi. La tassa introdotta da un provvedimento governativo inizialmente si attestava sul 10%, mentre successivamente è salita al 25%.
Cionostante i versamenti si fermano a un miliardo di euro sui 10,5 previsti. La maggior parte delle compagnie energetiche, infatti, ha scelto di non pagare e di fare ricorso contro il provvedimento che, a parer loro, sarebbe incostituzionale.
La conseguenza è che con la fine dell’estate e il prevedibile aumento dei consumi energetici, imprese e cittadinanza rischiano di pagare carissimo il prezzo della crisi, che in larga parte è dettata dalle speculazioni finanziarie al borsino di Amsterdam.