Il ministro dell’Istruzione uscente firma un provvedimento che suscita la reazione immediata delle associazioni universitarie. “Ridotte dal 45 al 55% le borse di studio”. Lucchetti di carta per il diritto allo studio sugli studentati di mezza Italia.

Le Camere sono sciolte, il governo è uscente, ma non per questo il lavoro dei ministeri è fermo. E spesso i colpi di coda dei tecnici suscitano vibranti proteste.
È il caso dal provvedimento firmato dal ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, che verrà discusso domani nella Conferenza Stato-Regioni. Il tema è quello del diritto allo studio e in particolare delle borse di studio che, secondo quanto denuncia l’Unione degli Universitari, subiranno un pesante taglio.
“L’Italia ha già il livello più basso d’Europa – afferma Michele Orezzi, portavoce nazionale dell’Udu – e ora subiamo un nuovo attacco al diritto allo studio”.

Le misure al centro della protesta riguardano diversi capitoli. Il primo riguarda l’abbassamento dell’Isee, ovvero del livello di reddito consentito per avere accesso alle borse di studio. Queste ultime, inoltre, vedranno importi decurtati e, come se non bastasse, verranno adottati criteri di calcolo che cambiano a seconda della zona geografica, “creando discriminazioni tra studenti del Nord, del Centro e del Sud”.
“Secondo i nostri calcoli – spiega Orezzi – con il nuovo provvedimento si arriverà ad un taglio delle borse di studio che si attesta tra il 45 e il 55%”.

Novità che fanno scendere sul piede di guerra le associazioni universitarie, che stanno dando vita a diverse mobilitazioni.
A Cagliari è stata occupata la Facoltà di Scienze, negli studentati di Bologna è stato appeso un cartello a forma di lucchetto con la scritta “Chiuso per decreto del ministro Profumo”, mentre mobilitazioni si registrano anche a Modena, Firenze e Roma.
L’Udu ha scritto al presidente della Conferenza Stato-Regioni Vasco Errani per chiedergli di non far passare il provvedimento, mentre a Bologna un’iniziativa analoga è stata indirizzata al rettore Ivano Dionigi.