È il 2 maggio quando Ilaria Lamera – studentessa al Politecnico di Milano, ma pendolare quotidiana dall’alta bergamasca – si accampa con tenda e sacco a pelo nei giardini di fronte all’università. Non una vacanza alternativa, ma una protesta dalle ragioni sono chiare: il costo della vita in città è diventato insostenibile, con il caro affitti che ha raggiunto vette inesplorate e ha intrecciato il diritto all’abitare con quello allo studio. Pochi giorni fa Ilaria ha smontato la propria tenda, ma non prima di essere raggiunta da decine di altri studenti e studentesse che ne hanno seguito le azioni – e che rimarrano a campeggiare ad oltranza, dandosi il cambio. E da Milano la protesta si è allargata a Roma e altre città.

In tenda contro il caro affitti: il sit-in di Ilaria Lamera

«Da quando Ilaria ha piantato la tenda, diversi gruppi ne hanno supportato la protesta – esordisce Pietro La Porta dell’Unione Giovani di Sinistra Lombardia – Cgil, la lista della Terna Sinistrorsa, Udu e noi di Ugs. Non siamo fermi a fare niente o a bere birrette attorno a un falò, ma continuiamo a confrontarci con giornalisti e farci sentire». Un confronto che verrà reso possibile soprattutto domani mattina, quando il sindaco Giuseppe Sala riceverà a un tavolo proprio Ilaria Lamera, assieme ai rappresentanti della Terna Sinistrorsa, per discutere di proposte sul tema. «Per ora non ci sono proposte – da parte delle istituzioni – che ci facciano sperare in una risoluzione della situazione» – aggiunge La Porta.

Lo scetticismo dell’attivista Ugs è ancora più comprensibile se si considera che proprio il Comune di Milano è al centro di mega progetto di riqualificazione dell’ex scalo ferroviario di Porta Romana, che ospiterà il villaggio olimpico del 2026 per poi trasformarlo in un enorme studentato da 1700 posti. Non tutto è oro quel che luccica, però: dietro la costruzione del villaggio c’è Coima, gruppo leader nell’investimento su patrimoni immobiliari e la loro gestione, per conto di investitori istituzionali. L’interesse pubblico sacrificato sull’altare della speculazione immobiliare: una formula ormai nota, soprattutto a Milano, che in questo caso verrà applicata ancora più rigidamente. Gli affitti dello studentato, infatti, saranno disponibili a pieno prezzo di mercato tranne un 10% calmierato (sì, il 10%), che nel capoluogo lombardo significa minimo 650-700 euro mensili per una stanza singola – prendendo le cifre medie su tutto il territorio comunale.

«È un misura insufficiente e sbagliata – afferma La Porta – perché sono condizioni insostenibili per persone che non appartengono a ceti medio-alti, studenti e studentesse in primis. I prezzi sono esorbitanti e non c’è chiarezza nemmeno sul numero di posti che saranno disponibili». Una situazione che per chi studia da fuorisede si somma all’impossibilità di tornare a casa per votare, perché «è ugualmente costoso – conclude La Porta – e rende i fuorisede discriminati su tutti i fronti».

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La protesta è arrivata anche a Bologna grazie a Cambiare Rotta. In città le tende sono comparse davanti all’ingresso del Rettorato dell’Università di Bologna, in via Zamboni, «per denunciare l’emergenza affitti che viviamo noi studenti universitari». La mobilitazione rivendica anche un “reddito studentesco” e prepara quello che sarà lo sciopero generale del sindacalismo di base, previsto per il 26 maggio. Alle 18.00 di questo pomeriggio Cambiare Rotta invita ad un’assemblea pubblica sulla questione casa.

Andrea Mancuso