Il Tar di Palermo ha disposto lo stop dei lavori per la costruzione del Muos, il sistema di comunicazione satellitare della marina militare statunitense che avrebbe dovuto sorgere a Niscemi, in provincia di Caltanissetta. La decisione del tribunale amministrativo è arrivata venerdì e, a differenza di quanto è stato più volte scritto, non è motivata dai rischi per la salute connessi all’opera, ma da “un vuoto istruttorio”.
I giudici del Tar di Palermo hanno accolto il ricorso presentato da Legambiente e comitato No Muos e decretato la sospenzione dei lavori di realizzazione del Muos.
Il Tar aveva incaricato il professor Marcello D’Amore di verificare i rischi per la salute pubblica connessi alla realizzazione – e dunque all’operatività – del sistema satellitare. La relazione depositata da D’Amore il 12 settembre scorso aveva sconfessato il precedente parere fornito dall’Istituto Superiore di Sanità, le cui conclusioni non evidenziavano che “rischi trascurabili” per la salute. La prima perizia di D’Amore, però, “Non era stata presa in considerazione”, come rivela il presidente dell’associazione No Muos Guglielmo Panebianco.
“L’Istituto Superiore di Sanità, a causa del tempo limitato previsto per svolgere le proprie valutazioni – scrive D’Amore nella seconda perizia – Non è stato in grado di procedere all’acquisizione né dei codici di calcolo, né dei dati dettagliati necessari per cui è dovuto ricorrere a procedure di calcolo semplificate ritenendo che tali procedure potessero dare indicazioni nell’ottica del caso peggiore”.
Con la decisione di venerdì i giudici amministrativi di Palermo hanno dunque accolto il ricorso opposto da Legambiente e No Muos, ma non hanno considerato determinanti i rischi per la salute. Piuttosto, come spiega Panebianco, “La sentenza si basa sul vuoto istruttorio” dovuto alla non conformità della documentazione depositata. “Tutti gli studi sulla nocività delle onde eletromagnetiche non vengono minimamente tenute in considerazione”.
Chi ha buona memoria ricorderà le piroette del governatore siciliano Rosario Crocetta, che prima aveva decretato la revoca dell’autorizzazione ai lavori di realizzazione del Muos in collaborazione con l’assessorato regionale al Territorio e Ambiente (29 marzo 2013) e poi aveva revocato la revoca (24 luglio dello stesso anno).
Crocetta aveva giustificato la “revoca della revoca” proprio con il parere rilasciato dall’Istituto Superiore di Sanità. Dalla revoca alla revoca della revoca, intanto, l’ex sindaco di Gela aveva ingaggiato uno scontro con l’esecutivo per rivendicare la potestà decisionale sulla realizzazione del Muos.
“Crocetta è tornato sui suoi passi nel luglio 2013 – dichiara Rossella Zizza, uno dei legali che hanno curato il ricorso No Muos al Tar – Siamo contenti del risultato processuale, ma abbiamo assistito ad uno scontro tra le istituzioni: tra lo Stato, la Regione, il Ministero della Difesa ed alcuni comuni”.
Una pantomima degna di nota nata dalla necessità di approvare il bilancio regionale – che i deputati siciliani del M5S avevano minacciato di non votare se il governo regionale non avesse disposto lo stop dei lavori di realizzazione del Muos – E conclusasi con il tradizionale allineamento alle necessità di forze, nazionali e internazionali, dal peso specifico ben più significativo.
Per chi al Muos si è sempre opposto, la sentenza di venerdì si presenta come una vittoria dimezzata, motivata solo da questioni procedurali che non entrano nel merito dei rischi sulla salute pubblica. La vittoria si dimezza poi ulteriormente a causa della diffusione della falsa notizia che il Tar abbia deciso lo stop ai lavori motivandolo con la considerazione della nocività del Muos.
Alessandro Albana