La dirigenza del sindacato unico dei giornalisti e gli editori hanno firmato l’accordo sull’equo compenso per i giornalisti precari. Previsto un minimo di 250 euro lordi al mese per i non assunti. Sullo sfondo l’idea che la dirigenza del sindacato abbia svenduto i precari in vista del rinnovo del contratto nazionale.
“Tutto fuorché il giornalista”. Dovrebbe essere questa la frase che ogni premuroso genitore italiano dovrebbe tirare fuori quando, giunta la progenie all’età delle scelte, si sentirà proporre dal frutto dei suoi lombi un ventaglio di lavori possibili con annessa facoltà universitaria da scegliere e spese da sostenere. A meno che, s’intende, quel premuroso genitore non abbia voglia di fornire il sostentamento non solo a suo figlio, ma anche, questa volta, alla di lui progenie.
Tornando alla fredda cronaca il sindacato dei giornalisti ha firmato con gli editori un accordo sull’equo compenso per i giornalisti precari. Il governo è intervenuto per l’accordo con un’incisività sconosciuta in precedenza. L’accordo prevede che un giornalista senza contratto non possa essere pagato meno di 250 euro lordi al mese (quindi, per deduzione, 3000 euro lordi all’anno). Come faciilmente intuibile quel limite minimo diventerà per gli editori, che sono imprenditori a tutti gli effetti, anche un limite massimo. La Fnsi si è spaccata e l’attacco da più parti alla dirigenza è feroce. Il 5 luglio i firmatari di un apello contro l’accordo si riuniranno per, si dice, pensare alla costituzione di un nuovo sindacato. L’8 luglio è prevista una manifestazione nazionale con lo slogan “StopFnsi”.
Con queste cifre, che sviliscono la professione, è evidente che il giornalismo si ridurrà a esercizio per dilettanti. L’interrogativo principale, in tutta la vicenda, continua però a serpeggiare: perchè dei giornalisti, quali sono i componenti della dirigenza Fnsi, hanno partecipato a questa specie di suicidio collettivo?
La risposta arriva da Antonella Cardone, consigliera nazionale dell’Ordine dei giornalisti. “Il sospetto è che questo equo compenso sia stato una merce di scambio per il contratto nazionale (che riguarda soltanto i giornalisti assunti) che si sta rinnovando in questi giorni. La priorità pare essere il salvataggio della Cassa Previdenziale, che è un obiettivo giusto, ma non si può farlo sulla pelle dei nostri colleghi.”